Come tutte le migliori favole, prima o poi i titoli di coda arrivano. Speri così che siano delicati, leggeri, un po’ come i suoi piedi e i suoi lanci pennellati. Ma un pittore non ama mostrarsi in pubblico, vuole essere ricercato, desiderato, amato. Quella che raccontiamo non è la solita storia firmata Walt Disney, ma la carriera di Andrea Pirlo, il Michelangelo del calcio.
Anche per i migliori gli anni passano: Pirlo oggi compie 32 anni, proprio come i suoi gol in rossonero. Dieci anni dei quali passati nella famiglia del Milan. Quella stessa famiglia che adesso sembra averlo abbandonato al suo destino, in balìa delle sue potenzialità direttamente proporzionali alla sua età. 32 anni e volersi ancora vedere protogonista nel calcio che conta, 32 anni e voler ancora continuare a scolpire capolavori. La visione di un Pirlo a Torino, destinazione Juventus, ormai non mette più soggezione, ma fa scendere una goccia dagli occhi.
Il tifoso milanista e Pirlo sono come due amanti. Si sono amati molto, tanto, troppo. Arriva così un momento in cui le emozioni non bastano più, serve la sostanza, il cash, il dio denaro che nel calcio mette d’accordo tutti. La richiesta così di Pirlo di 4 mln a stagione è molto lontana dai 2 mln proposti dal Milan, e il divorzio è bell’e fatto. I tifosi insorgono, poi si rendono conto che anche senza il bresciano si può giocare e vincere; inizia l’unione con la donna, il Milan, per isolare Pirlo e farlo cadere, come i migliori artisti, nel baratro dell’insuccesso.
La storia di Pirlo col Milan non può finire così male, tutta ridotta a un ingaggio. Problemi fisici e incomprensioni tattiche gli hanno fatto trovare poco spazio quest’anno; merita un’altra opportunità, non come certi senatori che rimarrano a discapito suo solo perchè si sono messi a lavorare negli ultimi mesi; merita un’altra donna. E se proprio non deve essere il Milan, chi meglio della Vecchia Signora? Arrivederci, dunque, Trilly Campanellino.