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Non ci sembra neanche vero. Il disastroso Milan-Fiorentina del “quasi” esonero di Allegri è stato soltanto 20 giorni fa. E in soli 20 giorni è cambiato tutto in casa Milan. Un pareggio, 3 vittorie, la qualificazione agli ottavi di Champions, lo scalpo della Juve e adesso addirittura il mirino sulla zona Champions. Eppure sono gli stessi giocatori, lo stesso allenatore e gli avversari addirittura più forti. E allora che cosa è cambiato?
Facile: è tornato Silvio Berlusconi. Tre volte a Milanello in tre settimane e tre vittorie. Tre indizi fanno una prova o forse qualcosa di più. Era dal 1992 che il Presidente non si presentava per tre volte di fila a Milanello. Un periodo in cui faceva il presidente a tempo pieno. Adesso è tornato a fare il presidente a tempo pieno. Nessuno attribuisce a Berlusconi qualità taumaturgiche e nessuno pensa che le sue parole ai giocatori, seppur toccanti e persuasive, abbiano fatto il miracolo. La chiave è stata un’altra. Proviamo a spiegarla. La smobilitazione estiva, i 14 giocatori partiti, le voci sulla società in vendita, il ridimensionamento tecnico della rosa e l’allenatore sempre in bilico avevano contribuito in maniera determinante a creare un clima di totale incertezza a Milanello e dintorni. I giocatori, quelli rimasti e quelli appena arrivati, si interrogavano inconsciamente sul futuro che avrebbe avuto il Milan e sul loro significato all’interno di una realtà in chiara caduta libera. I big rimasti avevano una gran voglia di andare via e con la testa altrove si sono apprestati ad affrontare questa nuova stagione. E’ il caso dei vari Robinho, Boateng, Pato, Mexes. Guarda caso anche quelli più pagati, quelli che avrebbero dovuto dare qualcosa in più senza Ibra e Thiago. Quelli che invece per due mesi sono mancati totalmente. E che hanno diffuso nel gruppo la sensazione del “Ma che cosa stiamo qui a fare?”.
Ecco, la triplice presenza di Berlusconi a Milanello ha spazzato via totalmente questa atmosfera. Il suo ritorno concreto e fattivo a Milanello è stato pianificato e concertato con Galliani proprio quella sera dopo Milan-Fiorentina, quando c’era bisogno di una svolta. E il Milan aveva due strade: o cacciare Allegri o far tornare Berlusconi. Galliani ha consigliato al presidente la seconda. Ed è stato fondamentale. Al di là delle parole Berlusconi ha dimostrato ai giocatori che a lui il Milan interessa ancora! La squadra non si è più sentita abbandonata a se stessa e al suo destino. Finalmente i giocatori hanno rivisto una progettualità e hanno trovato un senso per stare al Milan. Questo lo hanno percepito i nuovi e anche i “vecchi”. Non a caso da Napoli-Milan, la prima partita del Berlusconi-effect, è migliorato il rendimento proprio dei vari Robinho, Boateng e Mexes, guarda caso proprio tre dei quattro che ho citato prima. Il quarto è una boccia persa. Naturalmente Pato. E su di lui purtroppo Galliani ha le mani legatissime. Ma almeno togliamogli la maschera.
Il problema vero di Pato non è nè fisico nè psicologico. Il primo problema di Pato è il suo contratto. Non a caso Alexandre non ha chiamato un psicoterapeuta o un fisioterapista, ma il suo procuratore. Al Paperino del nostro Milan non gliene frega molto. E lo ha dimostrato guastando con le sue parole egoiste e fuori luogo la serata di Bruxelles. Pato ha un contratto in scadenza tra un anno e mezzo e se il Milan non glielo rinnova aumentandoglielo lui minaccia di andarsene a zero. Veloz e Pato dunque vogliono mettere Galliani di fronte a un bivio. O rinnovare il contratto in bianco senza sapere come e quanto giocherà Pato nei prossimi 5 anni oppure sperare che qualcuno lo compri nei prossimi mesi. Ma per fare questa seconda cosa è necessario farlo giocare. E come si fa a far giocare uno che o è infortunato o, se gioca, lo fa in modo svogliato e inconcludente? Galliani è in mezzo al guado e non sa come uscire dalla situazione. O meglio lui ne era uscito egregiamente un anno fa, quando aveva ceduto Pato al Psg. Non aveva risolto il problema, lo aveva addirittura anticipato. Ma allora fu Berlusconi a rovinare i piani dell’ad rossonero. Peccato. Peccato davvero perchè adesso che il presidente è tornato a fare il presidente la pensa proprio come Galliani. E di Pato si libererebbe subito e volentieri. Lo ha fatto capire lui stesso senza troppi giri di parole.
Ma lasciamo perdere Pato e godiamoci questo momento perchè questo Milan ci piace. Tanto. Anche se sappiamo che non durerà tutto l’anno. Non eravamo da Serie B prima e non siamo da scudetto adesso. Arriveranno momenti duri, perchè la squadra non ha l’età, la mentalità e l’esperienza per assicurare già quest’anno una continuità di risultati. Però ho l’impressione che di belle partite ne vedremo. Soprattutto in Champions League, dove non è affatto detto che usciamo agli ottavi. Anzi. E poi la Coppa Italia, altra manifestazione nella quale abbiamo ancora un conto in sospeso con la Juve… Magari lo risolviamo con un altro colpo di schiena o ascella che dir si voglia… tanto ci vogliono almeno 10 ascelle o schiene di Isla per fare un gol di Muntari. Schienati!