Solitamente le proteste dei calciatori sono plateali, eccessive e verbalmente scorrette nei confronti del direttore di gara, ma quanto vi stiamo per raccontare ha dell’incredibile. Il fatto è accaduto nella terra di Ivan il terribile, il noto ultras celebre per gli eventi di Italia-Serbia a Genova.
La vicenda a metà tra il surreale e l’impensabile è avvenuta durante la finale di coppa nazionale della Serbia, Partizan Belgrado-Vojvodina. L’arbitro diventa il primo protagonista del match assegnando prima un calcio di rigore dubbioso al Partizan, poi annulla un gol in posizione regolare alla squadra di Novi Sad ed infine a dieci minuti dal termine non concede un rigore a suo favore.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E qui entra in scena il secondo protagonista dell’episodio: la squadra del Vojvodina. Quest’ultimi non hanno reagito sportivamente all’ultima contestata decisione arbitrale, la loro reazione è stata a dir poco ortodossa per i canoni di questo sport. Essi hanno deciso abbandonare il campo da gioco prima del triplice fischio finale. Il testosterone in piena attività agonistica gioca brutti scherzi. Quello che resta è l’amarezza e la rabbia per aver perso un occasione importante dato che i biancorossi ritirandosi, dopo tanto cammino hanno declinato al primo storico successo in coppa nazionale.
La federazione serba non ha gradito la manifestazione di questa particolare modalità di dissenso ed ha annunciato che sono state assunte misure disciplinari a carico del club Vojvodina Novi, dello staff ed i giocatori. Oltre al danno anche la beffa! Le partite come tutti gli impegni dei diversi ambiti professionali vanno rispettati.
Alessandro D’Auria