Van Basten: “Io al Milan? Non adesso, devo migliorarmi. Peccato per l’addio di Ibra”

Prendiamo un Milan-Juventus, non uno a caso, ma uno che alla vigilia pende quasi del tutto dalla parte di Torino, che guida la classifica e guarda la Milano rossonera da lontano. Poi, aggiungiamo il posto in tribuna occupato da Berlusconi, che negli ultimi tempi sembra di nuovo scoppiare d’amore per la sua creatura febbricitante, bisognosa di cure e di attenzioni. Infine, mischiamo tutto con la presenza al San Siro di Marco Van Basten, eroe d’altri tempi, di altri Milan-Juve, di altri ricordi. Tre elementi che insieme creano confusione, e probabilmente non hanno alcunché di lineare. O forse si, ma solo un giorno. E per giorno intendiamo futuro, e non ci è dato sapere di più.

Il Milan ci ha pensato, tempo fa, a riunire di nuovo gli estremi di un destino troppo assurdo e sfortunato, che ha strappato Van Basten alla storia del calcio e a quella rossonera. Galliani lo voleva alla guida del Milan, ma poi non se n’è fatto nulla, forse un pò per colpa di entrambe le parti, come spiega l’olandese stesso alla Gazzetta dello Sport: “Non è esatto dire che in passato ho rifiutato la panchina rossonera. Avevo parlato una volta con Braida in maniera molto leggera, solo che avevo ancora il problema alla caviglia. Non è stato un rifiuto o una richiesta. Voglio e devo avere più tempo per migliorarmi”. Anche l’ad del Milan, ieri, ha liquidato così l’argomento: “Un allenatore il Milan ce l’ha già e si chiama Allegri”, e ha spiegato il perché dell’invito a Van Basten:  “E’ stata un’idea mia perché il 25 novembre di vent’anni fa Marco segnò 4 reti (Milan-Goteborg 4-0, Champions League, ndr), fra cui una splendigda rovesciata. Una partita che lo avviò alla conquista del Pallone d’oro”. 

Lui, Van Basten, ha poi commentato il momento più brutto della sua carriera, quello dell’addio al calcio giocato. E lo ha fatto con una breve battuta, che nasconde tutta la drammaticità di quel ricordo, ma anche l’assenza di rimpianti. Per uno che è riuscito a dimostrare di essere il più grande, il tempo diviene un accessorio relativo. “In quel periodo andavo alla grande. Coi medici si era parlato di 4-6 settimane di stop, e invece è stata la fine. Però ho solo ricordi belli”.

Infine, uno sguardo al Milan di oggi, e a uno dei suoi grandi assenti recenti: Peccato che Ibra sia andato via. Peccato per il Milan ma anche per lui, che poteva e voleva vincere ancora in rossonero. Il fatto che il Milan sia a metà classifica è una cosa che ci si poteva aspettare, se con i soldi che prendi dalle cessioni non investi”.

Sono passati tanti anni dal suo addio, così come tanti Milan-Juve sono stati giocati senza il numero 9 sulle sue spalle. Eppure, non ci sono tempo, esperienze e cambiamenti che tengano, sufficienti a scalfire certi ricordi. In questo, ci uniamo al pensiero della Curva Sud, che ieri ha ruggito al richiamo del suo nome urlato dallo speaker, e ha voluto dedicargli anche uno striscione: “Passano gli anni ma resta il nostro amore, bentornato Van Basten eterno campione”. 

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