Facciamo subito una premessa: personalmente non sono per il cambio di allenatori in corsa. La storia della Serie A ci ha insegnato che, l’ultima volta che una squadra ha cambiato allenatore e ha vinto lo scudetto, è stata l’Inter di Invernizzi e correva l’anno 1971. Quindi, detto che generalmente il cambio di tecnico non porta mai benefici ne nel breve ne nel lungo periodo, il caso del Milan odierno è abbastanza particolare.
Più volte abbiamo ribadito che Allegri non può essere l’unico colpevole, che le difficoltà non sono dovute al modulo schierato, che i giocatori messi a disposizione del tecnico sono quello che sono, ma quello che abbiamo vesto domenica a San Siro ci ha fatto riflettere. Nella mattina di lunedì 12 novembre 2012, il Vicepresidente Vicario Adriano Galliani, sentito il Presidente Silvio Berlusconi rientrato da poco da Malindi, ha confermato ancora il tecnico rossonero compiendo, a mio modestissimo parere, un grave errore.
La squadra scesa in campo con la Fiorentina è apparsa svuotata da tutti i punti di vista. Senza cuore e anima, con una condizione fisica approssimativa, un livello di impegno sotto il minimo sindacale e una forza di reazione lasciata solo all’iniziativa del singolo giocatore. Il secondo gol della Fiorentina segnato da Borja Valero, penso che possa essere la giusta copertina di cosa è stata la stagione del Milan fino ad ora. Rimessa laterale sul fronte sinistro di attacco della Viola, palla allo spagnolo, retrocesso l’anno scorso con il Villareal, che ha eluso l’intervento di Montolivo, palesemente in ritardo e fuori posizione ha vinto un contrasto in area con Mexes, che avrebbe fatto inviperire anche l’allenatore dei Giovanissimi per la scarsa grinta e convinzione mostrata nell’occasione dal francese, e ha infilato Abbiati con il resto della difesa ferma a guardare.
Non che il resto del primo tempo sia stato meglio, anche se l’allenatore milanista nella conferenza stampa post partita, ha sottolineato come nei primi 45 minuti la differenza è stata solo nei gol regalati dai rossoneri alla Fiorentina, visto che nel gioco le squadre si erano equivalse. Probabilmente abbiamo visto un’altra partita, anche perché i presenti (pochi come al solito) a San Siro hanno visto una Fiorentina subito pimpante e aggressiva che, schierata con l’ormai abituale 3-5-2, ha preso subito possesso del centrocampo.
Il primo tempo ha anche evidenziato un’ enorme difficoltà da parte dei due esterni rossoneri, De Sciglio e Constant, a salire oltre la metà campo e, una volta che Borja Valero o Pizarro prendevano palla, il Milan risultava spaccato in due, con quattro giocatori fermi in attacco, Montolivo quasi costantemente fuori posizione e Ambrosini che si dannava l’anima correndo per tutte le zone del campo. Così la Fiorentina ha piazzato un uno-due decisivo che, solo il rigore tirato in Curva Sud da Pato, poteva spezzare, tentando di riequilibrare una partita dove però la squadra tecnicamente e atleticamente più forte, la Fiorentina, ha tenuto il pallino del gioco per tutti i novanta minuti.
Si è detto e scritto che nel secondo tempo, con l’inserimento di Pazzini e Bojan al posto rispettivamente di Pato ed Emanuelson, la squadra è sembrata più viva ed equilibrata ma a noi è parso che c’è stata soltanto più voglia e un pizzico in più di cattiveria, soprattutto quando il Milan ha cercato di creare confusione nei pressi dell’area viola, ammassando Pazzini, Boateng, Bojan ed El Shaarawy e facendo l’unica cosa possibile per mettere in difficoltà l’organizzata Fiorentina di Montella (potremmo dire che il Milan nella prima mezz’ora del secondo tempo ha giocato con un “caos organizzato”).
Il terzo gol di El Hamdaoui ha reso lo score impietoso e ha lasciato il Milan nei bassifondi della classifica.
Ora qualcosa si dovrà pur fare, la situazione non potrà restare questa fino alla fine, anche perché il Milan rischierebbe veramente grosso. La squadra, pur scarsa e senza un gioco, ha paura, nessuno tenta il dribbling o la giocata difficile e questa situazione potrebbe anche peggiorare. Con Napoli e Juventus all’orizzonte, i rossoneri potrebbero ritrovarsi a fine mese con gli stessi punti in classifica accumulati fino ad oggi e poi si che ci sarebbe da tremare.
Serve un cambio, serve una scossa, magari quelle scosse da piccola squadra, perché le Grandi di solito non cambiano guida in corsa ma le Piccole si, e a volte con ottimi risultati. Ecco ad oggi un Delio Rossi servirebbe più di un Guardiola (che non arriverà mai) di un Van Basten (che sta crollando in Olanda con l’Heerenveen ) o di un Rijkaard ( che non si smuoverà dalle montagne d’oro saudite).
Serve un cambio, ora e subito, quantomeno per salvare la pelle, quantomeno per non giocare ad aprile delle sfide salvezza. Serve un cambio, ora e subito, perché comunque è già tardi, ma a novembre la situazione è ancora parzialmente recuperabile.
Twitter: @lucaferrato