Da Taiwo a Traoré: Damiani li consiglia, ma al Milan ci azzeccano poco

Alzi la mano chi, anche solo per un momento, ha sbattuto la testa contro il muro una volta osservato in campo le prestazioni di acquisti falliti o rivelatisi non idonei (per usare un eufemismo) per il prestigio del Milan. Quante sono le domande che avremmo voluto rivolgere alla società riguardo ad alcuni degli ultimi tesseramenti? In quanti di noi è sorta questa spontanea e legittima domanda: di chi è la colpa per tutto questo? 

Mai come in questi ultimi anni si è assistito a scelte discutibili da questo punto di vista: dai vari Taiwo e Traorè a Niang e chi più ne ha più ne metta. Pare che le origini africane, il passaporto francese e una militanza più o meno longeva in Ligue 1 non siano gli unici punti in comune tra questi “giocatori”. Oltre alla scarsa incisività, sono anche rappresentati dallo stesso agente che in questi trasferimenti ha avuto un ruolo dominante. Parliamo di Oscar Damiani, l’esperto agente FIFA che, eccezione che conferma la regola, fu procuratore anche di un certo Andriy Shevchenko. E’ lui il mediatore nelle trattative di mercato tra la Francia e il Milan. E’ lui l’artefice delle manovre che hanno fatto calcare l’erba di San Siro ai giocatori citati in precedenza.

Lieti e dolci erano i tempi di Mino Raiola e dei suoi assistiti, colui il quale ci fa rimpiangere Ibrahimovic e Van Bommel. Senza dimenticare l’eterno amico della tribuna Didac Vilà. Si spera che almeno Yanga-Mbiwa, dalla scorsa estate nel mirino del Milan, possa invertire la tendenza.

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