Più che un tecnico, un tattico. Un motivatore. Un uomo-società. Una guida che sa plasmare, assecondare e farsi riferimento per i giovani. E’ Aldo Dolcetti, tecnico della Primavera del Milan, che oggi compie 46 anni.
Meticoloso quanto genuino e affabile, il Mister fa dello studio analitico dello sport uno dei suoi punti di forza. Non è un caso che prima ancora di chiudere la sua carriera di centrocampista, si trasferisce alla DigitalSoccer Project di Brescia per studiare il analisi e osservazione del calcio italiano e internazionale. Una formazione che riguarda ogni ambito: da quello tecnico a quello fisico e statistico fino agli aspetti più manageriali. Gli stessi temi che ogni giorno cinguetta su Twitter attraverso il suo “Pensiero Dolcetti”.
Al Milan, nonostante qualche “gufo”, lavora in silenzio, a stretto contatto con Massimiliano Allegri, suo ex compagno di squadra al Pisa. In quasi due anni, prima da responsabile dell’area tecnico-tattica del settore giovanile, poi da allenatore della Primavera, riesce a coltivare talenti interessanti e a sfiorare il colpo dello scudetto lo scorso giugno.
Dopo una partenza balbettante, la scorsa stagione, Dolcetti punta su uno zoccolo duro di giocatori che lo seguono passo a passo e portano la squadra fino al penultimo atto delle Final Eight di Gubbio. Il sogno svanisce nei tempi supplementari della sfida contro l’Inter, ma in un anno maturano veri e propri campioncini.
A proposito di Inter: una bestia nera per il tecnico della Primavera, battuto tre volte l’anno scorso proprio dai nerazzurri. E per due volte su tre sulla panchina della Primavera dei cugini c’era un certo Andrea Stramaccioni, punzecchiato con schiettezza da Dolcetti, proprio su SpazioMilan.it, il giorno in cui Massimo Moratti lo chiama alla guida della Prima Squadra: “Non mi sembra che questa scelta sia frutto di un passaggio logico. Piuttosto mi è parsa una decisione dovuta ai risultati negativi di chi l’ha preceduto”.
Ma parlavamo del buon “allevamento” di purosangue. Un nome su tutti: Mattia De Sciglio, “prelevato” da Allegri proprio dalla squadra dell’amico Aldo. E poi: Simone Andrea Ganz, oggi capitano, Gianmario Comi, in continua crescita con la maglia della Reggina in Serie B, Alessio Innocenti, roccioso centrocampista in cerca di un posto nella Pro Vercelli di Camolese, Adrià Carmona, strappato alla “cantera” del Barcellona.
Oggi ce ne sono altri, tanti altri. E questa è senz’altro una difficoltà in più per un allenatore della Primavera: dover sempre rinnovare quasi due terzi della squadra, pescare talenti in giro per l’Italia, attingere dalla culla delle giovanili interne, tenersi stretto finchè può i prodotti migliori, inserire all’occorrenza qualche “big” a caccia della forma migliore. E’ successo spesso, infatti, che Dolcetti abbia fatto mettere minuti nelle gambe ai giocatori della Prima Squadra: lo scorso anno con Inzaghi, Seedorf e Flamini, quest’anno con Mexes, Gabriel e Pato. Segno di un modo di lavorare intelligenti.
Oggi i risultati sono altalenanti. Ma ci sta, anche alla luce della lista degli infortunati sempre più lunga. Dolcetti saprà trovare la continuità necessaria. L’ha già fatto nei mesi scorsi. E nel giorno del suo compleanno glielo auguriamo di cuore.