Montolivo: “Vincere per diventare grandi. Senza la crisi El92 non sarebbe esploso. Io eterna promessa? No, troppo educato”

“Preferisco essere altruista che appariscente. Probabilmente così mi vendo male: nel calcio di oggi conta l’immagine, è meglio essere un testa di cavolo… Io forse sembro troppo equilibrato, schivo, educato. Funzionano meglio personaggi di altro genere. Ma secondo me alla fine conta il campo”.

L’affondo è di Riccardo Montolivo che, a La Repubblica, ne approfitta per ribadire per l’ennesima volta l’etichetta che ormai da anni gli appartiene, quella di eterna promessa: “Ho 27 anni – precisa il centrocampista rossonero –, credo che i dubbi nascano dal fatto che in carriera ho cambiato spesso ruolo. Ma per me viene sempre prima l’interesse della squadra: sono così e non intendo cambiare. Per salire il gradino che ti porta ad essere considerato un campione serve una grande stagione in un grande club. Alla Fiorentina e in Nazionale penso di aver spesso giocato bene. Ma so che non basterà. Devo sfondare nel Milan.

Milan che si appresta ad affrontare l’Inter nel derby, appuntamento affascinante, storico e ricco di immagini ed emozioni. Con Montolivo all’esordio nella stracittadina: “Derby povero? Non sono d’accordo: in campo c’è comunque tanta tecnica. E poi, se il Milan avesse avuto un budget di 50 milioni per il mercato, difficilmente avrebbe lanciato El Shaarawy e a Bologna non si sarebbero visti 10 italiani su 11, anche se a Milanello lo zoccolo duro italiano è una tradizione. Io questo derby non vedo l’ora di giocarlo. Lo aspetto con ansia, nello spogliatoio non si parla d’altro”. Conto alla rovescia: “Abbiamo sprecato troppi jolly – analizza Riccardo -, la vittoria contro lo Zenit in Champions League è stata vitale per l’autostima. E’ attraverso partite come quelle che si costruisce l’identità di una squadra ancora in cantiere come la nostra”.

Capitoli “tifosi scontenti”, questo il Montolivo pensiero: “Vanno capiti, la crisi economica è pesante. Capisco anche lo scetticismo, ma il ridimensionamento del calcio era inevitabile visto che la crisi tocca ogni settore, ma non necessariamente è da leggere in modo negativo: prima c’era poco rispetto per i soldi, troppo spesso venivano sprecati. Motivo in più per dimostrare la nostra forza in un momento difficile.

Poi sul modulo: “Saperne cambiare più di uno è un punto di forza, non una debolezza. Fermo restando che contro l’Inter sarà una sfida alla loro fisicità: hanno un attacco molto forte con Milito e Cassano. Alla loro fisicità dovremmo rispondere con l’aggressività: saltare addosso agli avversari, pressarli in difesa, farli sbagliare. Il mio ruolo? La mezz’ala. Penso che il Milan possa arrivare in zona Champions, ma prima deve diventare una grande squadre e il derby è un tappa fondamentale”. Infine, sulla Fiorentina: “Dopo 7 anni mi è dispiaciuto tanto: quando un giocatore va via a parametro 0 vuol dire che la dirigenza non ha gestito bene la vicenda. Peccato non aver potuto parlare con la famiglia Della Valle”.

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