Inzaghi: “Impossibile per me continuare a giocare al Milan. I giovani? Troppo computer, poco calcio”

In Spagna Pippo Inzaghi lo conoscono bene. Sarà forse per quella doppietta storica contro il Madrid di Mourinho nel 2010. Sarà, ma l’eroe di Atene non è un tipo di giocatore che si scorda facilmente. Appesi gli scarpini al chiodo, come ben sappiamo, l’ex bomber non ha smesso di dedicarsi al calcio e, in particolare, al Milan. Intervistato dal giornale iberico El Pais SuperPippo ha ammesso: “Sapevo che all’inizio sarebbe stata dura non giocare più, ma mi ha dato serenità il fatto di continuare a vivere a Milano e di potermi recare ogni giorno al campo di allenamento“.

Inoltre a carriera finita c’è anche il tempo di godersi il meritato successo: “Finalmente, riesco a rendermi conto di quello che ho fatto nella mia carriera. Quando giochi, non ci riesci: ogni volta che raggiungevo un obiettivo, me ne ponevo subito un altro”. Ma la cosa più importante è un’altra e non ha nulla a che vedere con i trofei: “L’affetto della gente è ciò che mi rende più orgoglioso. Mi fermano per ringraziarmi. Ed è questo l’esempio che voglio dare ai miei ragazzi: quando si gioca per 20 anni e la gente ti ringrazia, significa che puoi andare fiero di ciò che hai fatto. E io ce l’ho fatta con il desiderio, la volontà e l’umiltà: penso sia per questo che mi apprezzano”. Il ricordo più bello? La notte di Atene, che è stata la mia notte. Con 5 gol in 3 finali ho fatto ciò che nessuno aveva mai fatto, nemmeno Cristiano Ronaldo o Messi. Lo ha fatto Inzaghi, un italiano”.

Nonostante le offerte, chiarisce Pippo, la vita lontano da Milano e dal Milan non faceva per lui: “Di offerte ne ho avute, anche una dal Granada. Ma il Milan è il Milan: ho dato tutto per questo club, ho chiuso la mia carriera segnando un gol con uno stadio che piangeva per me. Ho lasciato un grande ricordo e non mi vedevo da nessun altra parte. Purtroppo non potevo più continuare a giocare, e se non potevo continuare al Milan, allora era meglio smettere. Non aveva senso continuare con un’altra maglia”.

Infine un monito ai giovani con cui Inzaghi è a contatto ogni giorno: “Il calcio è cambiato moltissimo rispetto a quando ho iniziato. Allora si giocava per strada, facevamo le porte con gli zaini. Ora i ragazzi sono viziati, sono sempre al computer, su Facebook, e si vede meno calcio nei parchi. Il calcio di strada ti faceva maturare prima”. Chissà che l’esempio di Pippo non possa fare bene agli Allievi…

 

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