Quegli occhi gelidi, glaciali, concentrati, carichi di grinta, determinazione, passione sono ancora ben presenti nei ricordi di tutti i tifosi rossoneri. Quell’urlo liberatorio, carico di gioia, di emozione, di soddisfazione, e la sua corsa ad abbracciare l’eroe della serata Nelson Dida hanno rappresentato per un istante la felicità di tutti i cuori milanisti che in quel momento, davanti alla tv, hanno esultato, riso, pianto, festeggiato la vittoria della sesta Champions League del Milan. Una vittoria di cui Andriy “Sheva” Shevchenko è stato un grande protagonista.
Perché Shevchenko con il Milan ha vinto tutto: tutto quello che un calciatore può sognare di vincere, a livello personale e di club, Andriy l’ha vinto, con la maglia del club più titolato al mondo. Fin dal suo arrivo, nell’ormai lontanissimo maggio del ’99, Sheva ha saputo conquistare tutti con quel suo modo di fare umile, semplice, imbarazzato, da ragazzo abituato alla fatica e al sacrificio, ma soprattutto ha conquistato tutti a suon di gol. Perché quando riesci a segnare 175 gol in 7 anni con la stessa maglia cucita addosso, non puoi che entrare nella storia del club, nella storia del Milan, lassù nell’olimpo dove regnano i fenomeni assoluti del calcio mondiale. Sette anni di successi, sette anni indimenticabili, sette come il numero che tanto ha portato fortuna ad uno degli attaccanti più forti della storia recente del calcio mondiale.
Un amore che sembrava indissolubile quello tra Sheva e il Milan, spezzato soltanto, dopo 7 anni, dalla scelta familiare di andarsene a Londra, al Chelsea, dall’amico Abramovich. Un dolore immenso per tutti i cuori rossoneri, che mai e poi mai avrebbero pensato di dover dire addio al loro campione. E quando venne il momento dei saluti, anche quello fu un momento indimenticabile: l’immagine di Shevchenko in curva sud durante Milan – Roma, nel maggio del 2006, in lacrime per l’imminente partenza, con tutto lo stadio che lo pregava di non andarsene, fu una testimonianza perfetta dell’amore che legava il Milan ed Andriy.
Ora Sheva ha lasciato il calcio, ed è pronto a buttarsi in una nuova battaglia, questa volta politica, per tentare di risollevare le sorti della sua amata Ucraina. E’ cresciuto, è maturato, si è realizzato dal punto di vista lavorativo e familiare; ma ha sempre mantenuto quegli occhi da ragazzo semplice e umile che hanno saputo far innamorare i tifosi rossoneri. L’usignolo, il cerbiatto, lo zar, ma soprattutto vento di passioni lo chiamavano qua a Milano: quella passione che nonostante tutto, tra Sheva e il Milan non finirà mai come ogni grande storia d’amore: Buon compleanno campione!
Twitter: @alicezanelli