All’ottavo minuto di gioco di Milan-Bologna un urlo è riecheggiato per San Siro: “Flamini”! i tifosi erano divisi tra lo stupore e la gioia, stropicciavano i loro poveri occhi inebriati dalla gioia nell’attesa di capire se ciò che avevano visto fosse realtà o solamente un semplice gioco di luce dovuto al sole che illuminava San Siro. Nemmeno il più positivo dei tifosi avrebbe scommesso sul gol dell’elemento meno tecnico del centrocampo del Milan in quella partita ed invece lui, Mathieu Flamini, francese ma inglese per modo di giocare, ha impressionato tutti prendendo palla nemmeno fosse Kakà dei tempi d’oro, scartando un avversario, tirando in porta non una, ma ben due volte a causa dell’ottima prima parata di Viviano sul primo tentativo e poi correndo verso i tifosi carico della consapevolezza che quello poteva essere il gol decisivo.
L’ex Arsenal arrivato al Milan a parametro zero non è mai stato troppo amato dai tecnici rossoneri: sia Ancelotti che Leonardo lo utilizzavano poco non riuscendo a vedere la grande forza d’animo del francese. Allegri, anche “grazie” agli infortuni in serie di Pirlo, Ambrosini e Gattuso, ha saputo fare di necessità virtù inserendo il numero 16 rossonero nel suo centrocampo a 3 mediani tutta corsa e sostanza capace di sostenere il peso di attaccanti poco propensi alla fase difensiva.
Questo gol è la vittoria del calcio di Allegri fatto non solo di tecnica e fantasia, ma anche di sacrificio e corsa, attenzione e tattica, applicazione e sudore; un calcio che vede tutti protagonisti e tutti utili alla causa, vedere per credere dove sarebbe il Milan senza i gol di Strasser, Flamini o gli assist di Oddo contro il Napoli all’andata, o ancora senza le prestazioni di Jankulovski, giocatori partiti come riserve ma che hanno saputo mettere la loro firma sul sempre più probabile scudetto numero 18.
E allora grazie Mathieu, ti meriti tutti gli applausi dei 75 mila rossoneri a San Siro: sono tutti tuoi, nostro “operaio” in Paradiso!