Tre mesi, novanta giorni, duemilacentosessanta ore: è stata questa l’estate rossonera, una lunga e infinita agonia verso un 31 agosto che sembrava non arrivare più. Mai come quest’anno ne abbiamo viste di tutti i colori: smentite ufficiali prima di comunicati di cessioni, giocatori acquistati che rifiutano la maglia del Milan per accasarsi a giocare un campionato di sofferenza, altri giocatori che si impuntano in tutti i modi e decidono di rimanere in rossonero per vedersi le partite dalla tribuna: insomma, il mercato di Adriano Galliani più che una sessione di calciomercato è sembrato una barzelletta. E stavolta neanche Barbara è bastata.
Ma andiamo con ordine. Al triplice fischio di Milan-Novara, lasciano Milanello gente del calibro di Nesta, Gattuso, Seedorf, Zambrotta, Van Bommel e Inzaghi: bisogna rimpiazzare i posti rimasti vuoti. Il mercato parte già in salita. Ancora prima che inizi il mercato, Galliani piazza subito i primi colpi: Gabriel (portiere brasiliano per 0,7 milioni, che però non rimanda il problema Abbiati: l’anno prossimo scadrà il contratto, chi sarà il nuovo portiere titolare?), Acerbi (4 milioni per la metà del cartellino), Montolivo e Traoré (parametro zero).
Appena il semaforo del mercato diventa verde, in Via Turati arrivano subito due fax. Il primo recita le scuse di Muntari per essersi infortunato in spiaggia giocando con gli amici, costringendo il Milan a prendere Constant dal Genoa (prestito con diritto di riscatto). Il secondo invece, ha come mittente Leonardo, destinatario il Milan e oggetto Thiago Silva. Sul piatto ci sono 62 milioni, è una di quelle offerte che in una parola viene descritta come “irrinunciabile”. Galliani tentenna, poi il colpo di coda del Presidente che in televisione annuncia amore eterno ai colori rossoneri e rimanda a Parigi l’offerta per il brasiliano. L’euforia della bella notizia lascia subito spazio allo sconforto più totale quando, in una torrida giornata di luglio, al Milan giunge un altro fax: è ancora il PSG, ma stavolta sul piatto ci sono 5 milioni in più rispetto a quelli di Thiago e nell’offerta è incluso anche Ibra. Più che sulla cifra, il Milan pensa al risparmio sui due ingaggi: il gioco è presto fatto, il PSG fa scopa e mette i due assi nel proprio mazzo. Il Milan di luglio è un Milan senza leader e senza idee sul mercato.
Dopo la smentita della trattativa Thiago, adesso gli unici due top player rimasti in Italia vengono lasciati partire dopo una prima rinuncia di Berlusconi: i tifosi si sentono presi in giro, insorgono, le prime contestazioni, alcuni, in 72, chiedono il rimborso dell’abbonamento. Ecco i primi nemici del Milan in determinati momenti: proprio i suoi stessi tifosi. Poi ad agosto qualcosa incomincia a muoversi: i giornali parlano di un Milan attivo sul mercato, ed ecco che prima di ferragosto viene chiuso l’affare Zapata (0,4 milioni con diritto di riscatto fissato a 6). Poi torna di moda la suggestione Kakà, che prende i cuori dei tifosi fino all’ultima settimana di mercato: una volta capito che il brasiliano non si sarebbe mai ridotto l’ingaggio, Galliani parte all’assalto per rinforzare il reparto offensivo rimasto orfano anche di Cassano, che prima dell’inizio del campionato tiene uno show che lo porta dall’altra parte del Naviglio. In rossonero approda Pazzini, in uno scambio con l’Inter che vede anche un conguaglio dei rossoneri ai nerazzurri (7 milioni). In mezzo a tutto questo, ci sta la farsa-Ze Eduardo: rifiuta un provino in rossonero, ma nessun si strappa i capelli: non meritava la nostra maglia.
26 agosto: prima giornata di campionato, Milan-Sampdoria 0-1. Galliani lascia lo stadio quando ci sono ancora 15′ da giocare, con la consapevolezza che una squadra come questa non possa andare molto lontano. Mancano cinque giorni alla fine del mercato e la società decide finalmente di aprire il portafoglio e dare un po’ di soldi in mano a Galliani. Da qua iniziano i viaggi: prima a Madrid a sondare il terreno ancora per Kakà, oppure Diarra o Sahin. Tutti troppo costosi. Poi si vola a Caen, in Francia, dove si chiude per il talento non ancora 18enne Niang (3 milioni). Si torna in Italia, destinazione Roma: si chiude anche per Bojan (prestito), in rotta con Zeman, che arriva a Milano per la gioia di Allegri. Fino all’ultimo botto di mercato. Serve ancora un mastino di centrocampo per sostituire Van Bommel e l’ad rossonero vola a Manchester, dal City di Mancini: De Jong (3,5 milioni) è un nuovo giocatore del Milan. Manca sicuramente un terzino sinistro di spessore, ma Mesbah non ne ha voluto sapere delle offerte di Marsiglia, Torino, Palermo e Genoa.
Dieci nuovi volti a Milanello in una sola sessione di mercato non si vedevano da molto tempo. E’ stata un’estate tormentata, misteriosa, pieni di colpi di di scena. Il bello del Milan è questo: sa sorprenderti quando meno te lo aspetti, nel bene e nel male. Il voto finale al mercato di Galliani non può che essere un’insufficienza o una sufficienza risicata per le cessioni dolorose ma inevitabili: dai 12 milioni di Ibra dell’ingaggio siamo passati ai 6 di Robinho. Con l’operazione PSG, Berlusconi ha messo a posto il bilancio per i prossimi 3-4 anni. La consolazione? Acquisti mirati e di grande prospettiva: Niang e Bojan possono e devono esplodere, De Jong il mediano che alza il voto del mercato. Galliani ha dato in mano ad Allegri un Milan, tutto sommato, competitivo (ma non in Europa, dove pur ci aspetta un girone discretamente abbordabile). Adesso sta a lui portarlo alla vittoria e a noi sostenerlo. Nel bene e nel male.