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Dalle estati peggiori sono nate le stagioni migliori. La doppia cessione di Thiago Silva e Ibrahimovic è l’ennesimo segnale di un calcio italiano che è profondamente cambiato nell’ultimo decennio. E il nostro caro vecchio Milan non fa eccezione.
I soldi del calcio sono da altre parti, non più da noi, nemmeno per il miglior mecenate nella storia dell’italico pallone, cioè Silvio Berlusconi. Tanto meno dopo la batosta del Lodo Mondadori che ha provocato un dissesto economico nell’Impero Fininvest. Dissesto che ha acuito le divergenze di vedute nella gestione del patrimonio famigliare tra papà Silvio e i figli, soprattutto Marina e Piersilvio. Nonostante tutto questo, un mese fa Berlusconi aveva resistito stoicamente alla già irrinunciabile offerta del PSG per Thiago Silva, impegnandosi addirittura a rinnovare il contratto del brasiliano.
L’estate del Milan era iniziata con l’inconfessato proposito di risolvere un grosso problema: lo spropositato ingaggio di Ibrahimovic, esattamente il doppio del secondo stipendio in graduatoria, quello di Robinho. Leonardo ha capito che l’unica e l’ultima chiave rimastagli per riaprire le porte di Parigi a Thiago era risolvere a Galliani questo grosso problema. Così è nata l’idea del “doppio colpo” da 70 milioni di euro. Una proposta davvero irrinunciabile considerato anche il risparmio dei due ingaggi, per un totale di circa 100 milioni distribuiti sui prossimi 5 anni. Berlusconi stavolta non ha potuto stoppare tutto. Galliani ha provato a fare una controproposta a Raiola chiedendogli di spalmare l’ingaggio dello svedese sui prossimi 4 anni in modo da portarlo a 6 mln a stagione, in linea con Robinho e lo stesso Thiago. Nulla di fatto. E lo svedese si è convinto ad accettare l’ambizioso e danaroso progetto del PSG dove c’è Ancelotti che ha sempre sognato di allenarlo. Anche se Ibra non è certo attratto dall’idea di giocare in Ligue 1.
Ci ritroviamo così con i conti a posto e una squadra tutta da ricostruire. Basti pensare che solo quest’estate abbiamo perso praticamente quasi tutta la formazione titolare dello scudetto vinto solo un anno fa. Questa prospettiva nasconde incertezze e dubbi sul futuro, ma anche grandi prospettive. Quelle di avere un Milan giovane, nuovo, con la possibilità di mettere qualche euro sul mercato e di ripartire da zero. Anche e soprattutto nelle gerarchie di uno spogliatoio che dovrà trovare i suoi nuovi leader e i suoi nuovi punti di riferimento. Il compito di Allegri sarà arduo ma anche molto stimolante. Da adesso in poi Max non avrà proprio più nessuno che “deve” giocare per forza e nessuno potrà più mugugnare, fare fronde interne e polemiche.
E’ certo che i partenti vanno sostituiti. Non certo con giocatori di pari valore, perché non esistono. Galliani dovrà essere bravo a individuare e acquistare il nuovo Thiago Silva, e potrebbe essere Astori. Adesso è facile infatti gettare la croce addosso ai dirigenti che cedono Thiago, ma se è diventato il difensore più forte del mondo gran parte del merito va a chi l’ha scoperto e pagato solo 10 milioni per rivenderlo a quintuplo. Decidete voi se il miglior dirigente è quello che “scopre” Kakà e Thiago o quello che li compra a peso d’oro. E allora fidiamoci ancora una volta di chi in questi 26 ha sempre o quasi sempre costruito squadre competitive.
La frase “E’ finito il Milan di Berlusconi” l’ho già sentita troppe volte in questi anni. Vi ricordate quando c’era Zaccheroni e si diceva che Berlusconi, entrato in politica, non aveva più voglia di spendere per il Milan e comprava Pablo Garcia e affini? Sono passati 15 anni e abbiamo vinto e rivinto tutto. Vi ricordate la contestazione pro Leonardo nel maggio 2010? Tre mesi dopo sono arrivati Ibra e Robinho e abbiamo vinto lo scudetto. Perciò stiamo calmi e fidiamoci ancora una volta.
Chiudo con il capitolo del “ricatto abbonamenti”, perché di questo si tratta quando qualcuno dice: “Se non comprano nessuno non mi abbono” oppure “Se vendono questo non rinnovo la tessera”. Esprimo un parere del tutto personale: ho fatto il primo abbonamento quando c’era il Milan di Farina con Macina e Icardi. E ne vado fiero. Quelli che tifano Milan se in mezzo alla difesa c’è Thiago e non tifano Milan se in mezzo alla difesa c’è Acerbi possono tranquillamente stare a casa perché non sono innamorati di questi colori.