Sornione. Non si può definire diversamente l’atteggiamento di Mino Raiola, versione estate 2012. Lui che ha nutrito i media per anni con uscite ad effetto, in questa sessione di calciomercato, appare e scompare come il fantasma dell’Opera, abbandonando peraltro i classici eccessi che ne hanno favorito la fama. Stiamo assistendo all’evoluzione della comunicazione di uno dei procuratori più importanti, se non il più importante, del calcio contemporaneo. Ieri, non a caso, è stata sufficiente una sua frase, a margine di un’intervista a Sportmediaset, per aprire una breccia su una possibile cessione di Ibra: “Zlatan è un giocatore del Milan. Se volete sapere del suo futuro chiedete a Berlusconi e Galliani. Io la mano sul fuoco non la metto“.
Et voila! Inaspettatamente piccoli grandi dubbi si fanno strada tra l’opinione pubblica e giornalisti. Nelle settimane in cui sulla bocca di tutti c’era il possibile traferimento di Thiago Silva al PSG, si è sentito forte e chiaro, il silenzio assordante del buon Mino. Troppo facile parlare in un momento così delicato per la società, ma soprattutto poco producente. In quei giorni non avrebbe avuto modo di porre il suo assistito al centro dell’attenzione.
E’ con l’arte del sottintendere che prova a tener sotto scacco la dirigenza rossonera, scaricando tutta la responsabilità su via Turati. Emblematico quel “chiedete a Berlusconi e Gallliani“, come a dire che se dipendesse esclusivamente da lui, non vi sarebbero incertezze, figuriamoci! Mantiene la sua proverbiale schiettezza, ma parlando poco e spesso quando meno te l’aspetti. Da costantemente l’impressione di esser svariati passi avanti agli altri, tanto che ad ogni esternazione sua, le interpretazioni si sprecano. Fa meno rumore del solito, ma è pur sempre un peso massimo.