Ricordi carichi di affetto ed attraversati da un’onda di malinconia quelli di Franco Baresi, che ha voluto ricordare Silvio Berlusconi come “Il papà di tutti”.
Questa mattina il Corriere dello Sport, per ricordare l’ex Presidente, scomparso due giorni fa a causa di una grave forma di leucemia, ci regala un’intervista di Baresi, vicepresidente onorario della società e capitano della squadra durante il periodo del grande Milan di Berlusconi.
Baresi, il ricordo dell’ex Presidente
Dopo trentuno anni di presidenza del Milan, ed altrettanto tempo trascorso a tifare la sua squadra del cuore, Silvio Berlusconi, l’uomo che ha modellato la storia del club, si spegne all’età di 86 anni lasciando ricordi ed amarezza nei cuori di molti rossoneri.
Baresi in particolare ha voluto ricordarlo rilasciando un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha raccontato diversi episodi risalenti alla sua carriera rossonera ed ha espresso la sua opinione riguardo l’ex Presidente della squadra che reso capitano.
“E’ stato il papà di tutti, al di là che sia stato un grande Presidente, ma anche una persona molto sensibile, attento prima alla persona e poi all’atleta. Amato da tutti perché chi lo conosceva sapeva quanto fosse generoso. Con la sua empatia riusciva a coinvolgere tutti, se siamo riusciti a vincere tanto il merito è stato suo“.
È così che decide di cominciare la sua intervista, ricordandolo non solo come un maestro, ma anche come un padre. Si dilaga poi nel racconto ricordando la prima Coppa dei Campioni vinta assieme, cercando di ridisegnare il quadro di quel momento di grande felicità, che sembrava irraggiungibile.
Regala poi qualche ricordo sul giorno in cui gli venne assegnato il pallone d’oro, che ricevette in occasione della fine della sua carriera, e che fu il Presidente stesso a consegnargli, fino ad arrivare a parlare della rivoluzione apportata da Berlusconi non solo al Milan, ma all’intero calcio italiano.
“E’ stata la sua forza, dove ha iniziato e dove ha voluto portare qualcosa di suo ci è sempre riuscito. Per primo ci ha creduto e poi anche noi insieme a lui abbiamo cominciato a pensare di poter diventare la squadra più forte. Nel mondo del calcio è stato il fautore di tante cose, ha dato lustro al nostro movimento, in quegli anni tutti facevano dell’ironia, invece poi ha avuto ragione. Ha portato organizzazione e cultura del lavoro. Ha portato un gioco offensivo, ha scelto persone che erano in grado di portare in campo ciò che desiderava. Dagli allenatori, ai giocatori, ha dimostrato sempre una grande competenza“.