Caso calciopoli, l’ex addetto arbitri del Milan Meani: “Avevamo un modo per pressare gli arbitri”

Nel corso della trasmissione Rai Report sono emerse tantissime novità e dettagli sulle vicende accadute nel 2006 nel caso Calciopoli. Alcune di queste dichiarazioni riguardano anche il Milan, con le parole rilasciate dall’ex addetto degli arbitri del Milan Leandro Meani.

Le dichiarazioni di Meani sul caso arbitri di Calciopoli

Milan Meani
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Stando a quanto riportato da Report nel corso della sua inchiesta su Calciopoli, diverse società all’epoca puntavano ad avere degli arbitri “amici” che potessero favorirle nei match. Il Milan decise di assegnare a Meani il ruolo di addetto degli arbitri del club, che era l’anello di congiunzione tra Galliani (all’epoca AD del Milan) e Collina (all’epoca consulente dell’AIA).

Di seguito alcune intercettazioni riguardanti Meani, Galliani e Collina.

Intercettazione tra Meani e Collina:

M: Galliani mi ha detto organizziamo da te a Lodi, oppure a casa mia”.
C: “Il problema e che sia io che lui siamo ben riconoscibili, per cui vorrei che nessuno ci vede. L’ideale sarebbe la sera alla chiusura del tuo locale a Lodi, così nessuno ci vede”.

Intercettazione tra Galliani e Meani:

G: “Dica a Paparesta che il suo dossier è già nelle mani di Letta, mi ha chiamato e mi ha detto che conosce la vicenda e interverrà”.

L’ex addetto degli arbitri ha chiuso il suo intervento spiegando come funzionava il sistema arbitri.

Di seguito Meani sul sistema arbitri:

“Il problema è che dicono che non ci sono soldi, ma sai quali erano i soldi? Gli arbitri prendevano 5 mila euro a partita per arbitrare in Serie A. Se qualcuno rompeva il c***o per due mesi lo si teneva fermo e quindi si faceva pressione sugli arbitri in questa maniera.

Gli arbitri non venivano pagati ma minacciati e dunque ricattati di essere bloccati in caso di errori nel corso delle partite.

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