Rafael Leao, attaccante del Milan, è stato intervistato da Outpump. La chiacchierata del portoghese è disponibile da oggi in edicola sull’edizione cartacea del magazine.
Di seguito alcune dichiarazioni:
Sulle sue origini e il quartiere in cui è nato:
“Tutti gli uomini sembrano silenziosi. Perché da dove vengo io tutti sembrano invisibili. In fondo quando cresci in un quartiere difficile è così, è praticamente impossibile farsi vedere: nessuno ti guarda, nessuno ti vuole guardare. Attraverso quello che faccio oggi, il calcio, la musica, la moda, voglio mostrare a tutti i bambini del mio quartiere e dei quartieri simili che possono farcela, indipendentemente dalle loro origini. Una cosa, però, è fondamentale: non bisogna mai dimenticarsi da dove si viene”.
Rafa parla delle difficoltà logistiche, e non solo, per arrivare al campo di allenamento da piccolo:
“Quando penso a quelle ore, penso ai viaggi con mio padre sul treno. Ero piccolo. Non sapevamo come pagare i biglietti e quel trasporto era l’unico modo per raggiungere i campi di allenamento. Penso a lui che riflette tutte le sere, prima di andare a dormire, cercando un modo per portare soldi e cibo a casa. Il calcio era il mio sogno e, nonostante tutto, la mia famiglia è riuscita a darmi gli strumenti per realizzarlo. È sempre stata al mio fianco. Per questo ora voglio dare la possibilità di vivere serenamente, senza preoccupazioni, a chi ha condiviso con me quei momenti. E sempre per questo tengo i piedi saldi a terra, perché so bene che la fama e il successo sono passeggeri, specie nel calcio, dove un istante sei il migliore e quello dopo sei il peggiore. Bisogna avere il giusto supporto e una grande consistenza mentale. Sono felice di essere quello che sono oggi e di quello che posso fare per la mia famiglia, il finale felice di cui parlo in “Escolhas” è racchiuso qui”.
La pressione al Milan, Pioli e Ibrahimovic:
“I primi due anni al Milan sono stati difficili, venivo dalla Francia, dove tutto era più piccolo e la vita era molto diversa. Quando arrivi al Milan sai che devi essere un vincente, che molte leggende hanno vestito la tua stessa maglia, conquistando tantissimi trofei. Lo senti e lo vivi immediatamente. Dopo un processo di transizione sono diventato un’altra persona e un altro giocatore. In questo periodo sono stati fondamentali la mia famiglia, mister Pioli e Ibra, che mi tengo vicino tutti i giorni. Zlatan è un esempio, mi ha insegnato l’importanza del chiedere, del rimanere sempre concentrati, anche all’esterno del campo. Parliamo ogni volta che possiamo, non come professionisti o colleghi, ma come uomini. Ora voglio sfruttare tutte le opportunità che ci sono all’orizzonte, voglio essere protagonista e meritarmi il posto nell’undici titolare della Nazionale portoghese. Se poi ci sarà la possibilità di vincere, beh, sarà molto bello”.
Tatiana Digirolamo