Certi amori non finiscono mai. Andriy Shevchenko è stata una delle più grandi stelle della storia del Milan, e non potrà mai dimenticare quello che i rossoneri gli hanno dato. In un’intervista rilasciata a 7, il magazine del Corriere della Sera, il bomber ucraino ha ricordato alcuni momenti della sua carriera milanese: “Il nostro successo non era dovuto al talento ma alla qualità umana dei singoli individui. Era un gruppo di persone intelligenti. Infatti siamo finiti tutti a fare gli allenatori o i dirigenti.
L’uomo decisivo
Shevchenko ha ricordato come ci è arrivato al Milan, sottolineando l’importanza di Ariedo Braida: “La prima volta che firmai con il Milan, il mio primo contratto vero, mi rifiutai di guardare la cifra che c’era scritta sopra. Ci arrivai grazie ad Ariedo Braida. Lui vide qualcosa in me che non sapevo neppure di avere. Quando portò Galliani in Ucraina per vedermi, giocai una partita orrenda, ma lui mi difese. E quando venne a casa mia per convincermi a firmare, mi diede una maglia rossonera con sopra il mio nome. “Ci vincerai il Pallone d’oro, con questa” mi disse. Io e mio padre ci mettemmo a ridere. Aveva ragione lui”.