Gabbia: “Dopo l’infortunio ho pianto, pensavo di essermi rotto il crociato. Ibra? È un esempio”

Matteo Gabbia è tornato a parlare in modo virtuale ai ragazzi del Liceo “Marco Pantani” di Busto Arsizio, scuola che ha frequentato prima di dedicarsi alla carriera da giocatore. Le sue parole:

Sull’infortunio: “Mi sono messo a piangere perché pensavo di essermi rotto il legamento crociato del ginocchio. In quel momento ero molto agitato e preoccupato, anche perché avevo molto male. Poi ,fortunatamente, le cose si sono risolte per il meglio e dopo due mesi sono di nuovo pronto a scendere in campo”.

Sulla Ibra-mentality: “Arriva un’ora e mezza prima al campo e se ne va un’ora e mezza dopo l’allenamento. Se lo fa lui a 39 anni, dopo tutti i successi che ha ottenuto, perché non posso farlo io che di anni ne ho 20? Zlatan è un esempio, dà sempre il massimo per ottenere il meglio. Principalmente ci fa capire che dietro ogni successo c’è sempre un duro lavoro”.

Sull’esordio in A: “È successo tutto talmente in fretta che non ho avuto la possibilità di pensare. Mi sono spogliato e sono entrato in campo a fare il mio lavoro. Piuttosto, ho realizzato a fine partita, quando l’adrenalina è scesa. Ho capito dopo che avevo realizzato il mio grande sogno”.

Sul suo amore per il calcio: “Non c’è mai stata un’età per rendermi conto di poter diventare un calciatore professionista. Ci ho sempre messo tanta passione e costanza. Anche oggi che sono arrivato ad alti livelli e mi sono tolto alcuni dei sogni che avevo da bambino, penso sia ancora importante e fondamentale mantenere questo punto di vista, nel mio lavoro come nella vita”.

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