Nel mare di rimpianti e di assenze nella stagione rossonera nuota pure un certo Carlos Tevez. Se a gennaio fosse approdato al Milan, è possibile che oggi staremo qui a parlare di uno scudetto quasi in tasca. La storia, invece, non va sempre nel verso che auspichiamo e così oggi siamo qui a raccontare di un giocatore che sta offrendo il suo contributo decisivo alla vittoria della Premier League con la maglia del Manchester City.
Davvero beffardo il destino se ripensiamo a come era iniziata la stagione dell’argentino. A settembre il tecnico Roberto Mancini lo invita a scaldarsi ed entrare nella gara interna di Champions League contro il Bayern Monaco. Lui si rifiuta e l’allenatore lo mette fuori rosa. Lo sbocco naturale di questa vicenda sarebbe stato il trasferimento a gennaio: il Milan si fa sotto, ma c’è pure il PSG. Tevez, tramite i suoi procuratori, fa sapere a più riprese che vuole solo i rossoneri. E allora il 12 gennaio arriva l’accordo col giocatore, col City e col PSG, che si “accontenta” di Alexandre Pato per oltre 30 milioni di euro. Sembra tutto fatto, ma qualcosa va storto. Silvio Berlusconi blocca, infatti, il passaggio del brasiliano in Francia e Tevez resta a Manchester, ritrovando il rapporto con Mancini. Il 21 marzo l’attaccante sudamericano torna in campo contro il Chelsea e da quel momento rimette la sua classe e i suoi gol (4 reti in 11 presenze) al servizio di una rincorsa, coronata lunedì sera dall’aggancio ai cugini dello United. Ora il titolo non è più un sogno. Lo rimarrà Tevez per i milanisti, anche se c’è chi giura che Adriano Galliani tornerà alla carica.
Carlitos, però, si è un po’ raffreddato e ieri parlando del progetto City: “L’ho visto nascere, ho condiviso le scelte del presidente Mansour che si è sempre comportato bene con me e io voglio ripagarlo rimanendo qui per vincere insieme. Sono una persona ambiziosa e voglio lavorare duramente per ottenere dei successi con il City“. Dichiarazioni che suonano come un addio all’Italia e al Milan. Magari, però, il compagno Mario Balotelli non è dello stesso avviso.