L’attaccante della Fiorentina Patrick Cutrone, durante l’intervista rilasciata a Sportweek, ha parlato anche della sua avventura rossonera, dei mesi trascorsi in Inghilterra e della gara di stasera: “Inizialmente, feci un provino con l’Inter. Mi dissero che mi avrebbero chiamato, ma non lo fecero. Allora tentai con il Monza, mi andava bene anche quello. Tuttavia, quando arrivò la chiamata del Milan, non ci pensai un attimo. Al provino feci 4 gol, mi avevano praticamente già scelto. La mia cessione al Wolverhampton? Con il condizionale, non si fa la storia, neanche la mia. Se è andata così, vuol dire che sarebbe dovuta andare così. Non posso sapere cosa sarebbe successo se fossi rimasto a Milano. Non mi interessa pensare al passato”.
Sulla parentesi inglese: “Sono cresciuto a livello umano e professionale. Ho conosciuto una nuova cultura e ho migliorato il mio inglese. A livello calcistico, ho imparato un nuovo modo di giocare, con ritmi diversi, più intensi, dove si attacca molto di più, senza paura di allungarsi. In Premier non si indietreggia, si avanza. Perché non è andata bene? Molti dicono che non mi sia ambientato, ma non è così. La verità è che l’allenatore, Espirito Santo, aveva il suo gruppetto di fedelissimi, che erano quelli con cui aveva conquistato la promozione dalla Championship. Schierava sempre gli stessi undici e non vedeva gli altri. Ho giocato tre partite da titolare e ho segnato due gol, ma non è cambiato niente. A quel punto, sono voluto andare via”.
Sul match di stasera: “Forse, è meglio che la gara vada in scena a Firenze, anziché a San Siro. Il Milan è una squadra a cui tengo ancora tantissimo. Sarà bello incontrare i miei vecchi compagni e i tifosi, che mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto. Se chiederò la maglia a Ibrahimovic? Sarebbe bello. Ibra non ha bisogno di presentazioni. E’ fuori categoria, può fare qualunque cosa”.
Su Gattuso: “Io e lui siamo due persone dirette, che si dicono le cose in faccia. Una volta, a Bologna, mi sostituì e borbottai. Il giorno successivo gli chiesi scusa. Nella seconda parte della scorsa stagione, mi fece giocare poco, ma non mi va di parlarne. Ha dimostrato di tenere a me, in allenamento mi seguiva e mi diceva dove migliorare. Su questo non posso dire nulla”.