Milan, il 2020 sarà l’ennesimo anno zero. Ma con Arnault…

“Anno zero”. Un’espressione ormai inflazionata, utilizzata da troppo tempo per descrivere il momento rossonero. Possiamo partire dal Milan made in Cina, da quell’estate del 2017 che oggi sembra lontanissima e che con la campagna acquisti di Fassone e Mirabelli aveva fatto credere a tutti i tifosi rossoneri che si trattasse davvero di un nuovo punto di partenza, il quale in poche stagioni – forse anche una sola – avrebbe riportato il Diavolo nei posti che gli spettano. Tabula rasa: il duo aveva effettivamente fatto piazza pulita – eccezion fatta per Donnarumma, Romagnoli e Suso – portando a Milanello undici nuove pedine, come gesto di rifondazione vera e propria, di spartiacque tra la vecchia e la nuova storia del club.

Un fallimento. Tutti sappiamo come andò a finire: il cinese sparito, il rimpiazzo di Elliott e il cambio in dirigenza, con la scelta di Leonardo e Maldini come architetti o addirittura dottori, ritenuti gli elementi più consoni a sanare quella squadra malata e incompiuta, che nonostante i 240 milioni investiti non era riuscita a piazzarsi tra le prime quattro. Un altro nuovo inizio, un altro anno zero, quello del ‘Milan ai milanisti’.

Secondo fallimento? Ni, in effetti Gattuso è arrivato davvero a un centimetro da quella benedetta – o maledetta, dipende dai punti di vista – qualificazione in Champions. Ma allo stesso tempo l’obiettivo non fu centrato, ancora, nonostante l’investimento di 165 milioni di euro sul mercato (se consideriamo 40 il valore di Bonucci, rispedito alla Juventus). Dunque via il Ringhio, via Leonardo e Maldini promosso a DT, con Boban e Massara a supporto. Già, fa ridere ma si tratta del terzo anno zero, del ritorno al «Milan che vince giocando bene» grazie al ‘Maestro’ Giampaolo e giocatori giovani e promettenti, dal prezzo accessibile (fino ad un certo punto, se poi i milioni spesi la scorsa estate sono stati comunque 100), da poter valorizzare e poter eventualmente rivendere per fare plusvalenza. Un Milan insomma vincente e quasi autosostenibile, seguendo il c.d. ‘modello-Atalanta’.

Dopo sei mesi, nel primo giorno del nuovo anno ci troviamo a raccontare di una squadra di nuovo allo sbando, di un mister esonerato e di una politica societaria ancora sovvertita. Sì, perché Ibrahimovic – un giocatore di 38 anni da due lontano dall’Italia – è tutto il contrario di un profilo giovane ed economico (mezzo milione al mese, in pratica pagato come Donnarumma), da poter valorizzare, è la contraddizione del disegno di inizio stagione. Ma anche l’indizio che all’orizzonte si prospetti un ennesimo, il quarto, anno zero (ne avevamo parlato già qualche settimana fa: leggi qui).

Arnault proprietario? Che il proprietario sia uno o l’altro poi al tifoso importa il giusto, ma con il patron del gruppo LVMH il Milan potrebbe davvero ripartire da un progetto serio e concreto, a lungo termine, che non venga appallottolato e buttato nel cestino ancora l’anno successivo. La parola chiave, utilizzata già sopra, è proprio quella dell’autosostenibilità: «puntando su cavalli vincenti, abituati già a correre, li si mantiene in salute, si introducono nuovi paradigmi per farli andare a velocità ancora più sostenute» (leggi qui). Un quarto anno zero, sì, ma questa volta garantito. Perché le chance sono finite e la pazienza anche.

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