L’IDEA DI GIAMPAOLO – Passato il derby di Milano, è tempo di dare un giudizio in merito a quello che le due squadre hanno espresso in campo. La differenza tra Milan ed Inter è apparsa netta. Una sconfitta che brucia, ma che allo stesso tempo deve essere utile per tracciare la via dei prossimi impegni. Il derby ha per l’ennesima volta messo in luce la grande difficoltà della squadra di Giampaolo in cui i risultati tardano ad arrivare. Spesso si dice che tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Analoga è la situazione in Casa Milan. Giampaolo sicuramente è un allenatore dalle indiscutibili qualità ma la sua mano, al contrario di Conte, deve ancora emergere dal punto di vista del gioco e della mentalità. Il tecnico abruzzese sostiene una filosofia di calcio basata sull’aggressione, sulla visione del match a testa alta e sul continuo pallino del gioco. Molto di questo ieri sera non si è visto, o solamente a tratti. Il Milan contro l’Inter ha espresso qualcosa in più delle precedenti gare ma la sostanza è rimasta la stessa. Pochissime verticalizzazioni, un gioco perlopiù orizzontale e molti errori in fase di uscita. Il problema principale rimane comunque lo stesso: pochissimi tiri nello specchio della porta. Handanovic non è mai stato chiamato veramente in causa ed i numeri ne sono la prova. Un solo tiro in porta in 90’.
MENTRE CONTE.. – A differenza dei cugini, i nerazzurri sono da subito partiti con il piede giusto. I primi 15 minuti si sono rivelati un magone per i tifosi rossoneri che in più di un’occasione si sono quasi visti in svantaggio. Anche sul piano del gioco la differenza è stata netta e lo possono evidenziare le prove dei due numeri 9. Mentre un Piatek isolato e senza palloni ben gestibili cercava riscatto, il belga Lukaku agiva da vero centravanti con numerose sponde e conclusioni verso la porta di Gigio, culminate con la rete del doppio vantaggio. Questo mette in luce la grande comunicazione tra centrocampo ed attacco senza dimenticare la lucidità sotto porta. Sebbene il Milan qualcosa abbia costruito, l’illusione del gol svaniva negli ultimi 15 metri. Suso non ha avuto quella lucidità di scaricare un assist per il compagno Leao, cosa che invece ha avuto Barella nel servire Lukaku per il 2-0 nerazzurro. È chiaro come al di là della qualità di gioco un ruolo importante lo abbia ricoperto la mentalità. Quando una squadra gioca a mente libera questo si traduce in fluidità di gioco. La capacità della squadra di Conte nell’uscire palla al piede dalla pressione rossonera ne è stata la prova. Al contrario di un Milan costretto a spazzare o addirittura a rischiare la frittata nel servire Donnarumma, come il caso Rodriguez. Altro particolare è la mancata reazione avvenuta dopo l’1 a 0. Tutti si sarebbero aspettati una squadra arrabbiata e determinata a raggiungere almeno il pareggio. Gli schemi invece sono spesso saltati e dopo il 2 a 0 si è rischiata l’umiliazione del 3 a 0 prima con Politano e poi con Candreva. Conte ha saputo poi inserire molto più abilmente i nuovi acquisti nei suoi schemi. Buttati subito nelle mischia, Sensi e Barella sono subito divenuti dei leader nel centrocampo nerazzurro. Molti invece si domandano come mai sia stato necessario un derby per scoprire e liberare le qualità di Leao.