IL PENSIERO – È ormai noto come Marco Giampaolo abbia portato una rivoluzione a Casa Milan. Dopo un arrivo coronato da molto entusiasmo per un nuovo stile gioco da imporre alla squadra, nelle ultime settimane è avvenuta una battuta d’arresto. Il tecnico è finito sotto il mirino di molte critiche nelle ultime settimane in occasione delle prime due uscite in campionato ed il clima attuale è il medesimo: tanta pressione. Chi lo condanna per non essere un allenatore all’altezza di una squadra di tale calibro, chi per le scelte dei titolari e chi per non aver schierato determinati calciatori ritenuti superiori. L’ex Samp si è espresso su questo anche nella conferenza pre Hellas Verona-Milan dichiarando come non esistono giocatori forti e scarsi, tutti sono caratterizzati da margini di miglioramento e la scelta dei titolari è basata in un’ottica di crescita. Un pensiero molto originale che in questo Milan non si è visto ad esempio nella scorsa era di Gattuso. Nella gran parte delle occasioni la squadra proposta era sempre formata dagli stessi interpreti anche in caso di alcuni acciacchi. Senza correre il “rischio” di un inserimento di una pedina nuova nella scacchiera milanista, se non per infortunio o squalifica. La filosofia di Giampaolo è invece molto differente. Secondo il tecnico abruzzese la priorità in campo va data a chi sta meglio e non ad una sorta di gerarchia.
LE SCELTE – Con Giampaolo non ci sono certezze di titolarità e lo ha dimostrato l’esclusione di Piatek negli 11 iniziali contro il Brescia. Molti sicuramente penseranno ad errori di valutazione e spreco di potenzialità da invece sfruttare. Ma non è del tutto così. Si è veramente certi che si tratti puramente di un fattore tecnico? A questo ci ha pensato il tecnico dichiarando che i calciatori vengono valutati e scelti settimana in settimana. Non esiste una tabella di chi gioca di più e chi meno dal punto che non si lavora solamente con 11 giocatori ma bensì con più di 20. Con così tanta scelta e duttilità sarebbe impensabile uno schieramento fisso, toglierebbe imprevedibilità alla squadra. È dunque titolare chi è pronto, mentalmente sul piano tattico e soprattutto fisicamente. Questo spiega perciò il perché di molte esclusioni e preferenze. Leao ad esempio non è ancora inserito a pieno negli schemi dell’allenatore così come Duarte e per questo vengono preferiti in campo Musacchio e Castillejo. L’ex esterno del Siviglia è stato oggetto di una domanda rivolta a Giampaolo in conferenza proprio sul fatto se lo spagnolo giocherà ancora o meno. La risposta è stata sorprendente: “Così mi offendete. È un ragazzo serio e mi piace come giocatore. I tifosi possono avere la loro opinione, a me piace come giocatore”. Questo dimostra come in un attacco di abbondanza non ci siano favoriti e sfavoriti. In una scelta che potrebbe apparire più scontata sulle qualità di Rebic e Leao, la sorpresa è proprio Castillejo, molto probabilmente titolare anche in quel di Verona. È evidente come la priorità di Giampaolo sia veramente il Milan al completo e non solo un’ipotesi di undici titolari, ed è un pensiero incoraggiante.