E’ carino e anche vagamente romantico il claim scelto dal marketing del Milan per la campagna abbonamenti 2019/20, che tra l’altro ha avuto una risposta eccezionale considerati gli anni bui, le numerose rivoluzioni societarie e la qualità tecnica della rosa. A testimonianza dell’intramontabile amore dei tifosi. Spesso anche cieco. “Sarà perché tifiamo”, l’headline della campagna, è stato scelto parafrasando il titolo di una celebre canzone dei Ricchi e Poveri che ai tifosi del Milan riporta alla mente un coro tanto in voga durante la finale di Manchester del 2003.
Davvero una buona idea. Purtroppo, però, di quella canzone fino a questo momento la squadra rossonera ha rappresentato soprattutto l’incipit, ossia: “Che confusione”. Confusione in società e in panchina: a questo abbiamo assistito nelle prime due giornate di campionato. A questo abbiamo pensato ripercorrendo il rapporto tra i progetti tecnico-tattici dell’allenatore e il mercato condotto dalla nuova dirigenza. Un mercato cominciato per dare a Giampaolo gli elementi più adatti da utilizzare nel suo 4-3-1-2. Un mercato proseguito con la mancata cessione di Suso che è stato reinventato trequartista per tutta l’estate. Un mercato fatto di giocatori che nelle prime due di campionato non hanno visto il campo o quasi. Un mercato che doveva essere imperniato sulla seconda punta da affiancare a Piatek, cioè Correa, e che invece è terminato con l’arrivo di un classico attaccante esterno da 4-3-3 come Rebic. Oltretutto scambiato con André Silva che era stato preferito al titolarissimo Piatek proprio nell’ultima partita di campionato. Con la spiegazione fornita da Giampaolo: “Il portoghese è più adatto del polacco ai movimenti del 4-3-3”. Morale: poche ore dopo viene ceduto proprio André Silva. “Che confusione” è l’espressione che fotografa meglio di tutte questo avvio di stagione rossonera.
Ci aspettavamo un inizio difficile, in cui Giampaolo doveva avere il tempo di inculcare in tutti la sua filosofia di gioco e di trovare la famosa “amalgama”. Ma speravamo che ci fosse ordine e coerenza nelle scelte. Che ci fosse un progetto ben definito e condiviso con la società. Che Giampaolo avesse le idee molto chiare e che dovesse solo trasmetterle al gruppo. E invece non abbiamo visto nulla di tutto questo, ma nelle prime due partite e nel mercato abbiamo visto, purtroppo, tanta “confusione”. I casi più eclatanti sono stati Suso trequartista d’estate e Piatek in panchina contro il Brescia e beneficio del partente Silva. Dopo due mesi passati a provare il 4-3-1-2 sembra che il Milan adesso sia passato definitivamente al 4-3-3: almeno è ciò che si intende dal riposizionamento di Suso all’arrivo di Rebic.
Ma a questo punto viene da chiedersi: perché prendere Leao che è una seconda punta? Proprio Leao è stato l’acquisto più oneroso dell’estate e finora ha giocato solo qualche minuto a Udine. Di dubbi come questo ce ne sono fin troppi nella gestione di Giampaolo fino a questo momento. Ma soprattutto nella coerenza tra le scelte societarie e quelle tecniche. A tratti è sembrato quasi che i due comparti abbiano agito senza sintonia, cosa impossibile visto che l’allenatore, a differenza dei due precedenti è stato scelto dalla dirigenza in carica, non da quella uscente. E allora tutto questo non fa che aumentare la “confusione” di cui parlavamo. L’impressione è che i giocatori non abbiano le idee chiare perché non le ha l’allenatore, che l’allenatore non le abbia chiare perché non le ha la dirigenza e che non le abbia chiare la dirigenza perché non le ha la proprietà, ma forse non è ancora chiaro nemmeno quale sia la proprietà. Se dobbiamo analizzare in modo critico le premesse di questa stagione rossonera, si rischia seriamente di fare peggio dello scorso anno. E allora non ci resta che pensare che in tutta questa “confusione” la cosa migliore dell’estate rossonera sia proprio quel claim. Sarà perché tifiamo.