Per Paolo Maldini era una prova importante. Decisiva. Il primo mercato da protagonista, con piena responsabilità delle scelte. Senza più la presenza “ingombrante” di Leonardo. Certo, col supporto di Zvone Boban, ma comunque in qualche modo da plenipotenziario. Ed è stata per l’ex capitano una prova certamente superata con qualche picco e alcune difficoltà. Di sicuro, tutto è stato fatto secondo i parametri che Ivan Gazidis aveva ben illustrato fin dal giorno delle dimissioni di Leonardo e Gennaro Gattuso, lo scorso maggio: niente follie, investimenti sui giovani, tanta pazienza.
Tra i punti certamente più brillanti dei movimenti rossoneri va segnalata la trattativa per portare Theo Hernandez al Milan. Su di lui, forse anche per “affinità di ruolo”, si è mosso Maldini in prima persona con puntate in Spagna. Una trattativa abbastanza rapida quanto tenuta fino all’ultimo al riparo da indiscrezioni, voci e rialzi. Altrettanto fulmineo ed efficace è stato l’affare con il Lille per Leao, promettente attaccante portoghese che inizierà senz’altro da riserva, ma che in tanti scommettono possa ritagliarsi spazi importanti. Resta la questione finale di Rebic: era l’obiettivo reale? Oppure è stata l’opportunità migliore per sbolognare André Silva? Ma soprattutto: è il ripiego ad Angel Correa, a lungo accostato ai rossoneri? Di certo, Maldini ha avuto il merito di non volersi mai sbottonare nelle rare occasioni d’incontro pubblico con la stampa. Non ha mai ammesso un palese interesse per Correa, lasciando così aperta l’ipotesi che fosse una “pista falsa”. Analogamente ha mantenuto la promessa sui giocatori “blindati”: da Donnarumma a Romagnoli, passando per Suso e Calhanoglu. Certo, va capito fino in fondo se mai fossero arrivate offerte concrete per i pezzi più pregiati della scuderia milanista, ma tant’è.
Al di là delle pagelle, il mercato del Milan è stato coerente con la strada tracciata da Elliott, ricordando comunque che in questo 2019 erano già state effettuate operazioni “pesanti” con gli innesti di Paquetà e Piatek a gennaio. Non sono arrivati nomi da urlo, ma nulla è stato svenduto per fare cassa. Il campo giudicherà la bontà delle scelte, ma il profilo “basso” (nel senso della “testa bassa e pedalare”) scelto da Maldini rispecchia la mentalità di un Milan in fase di ripartenza. L’ennesima, diranno i tifosi. Ai nastri di partenza vale la pena credere che questa squadra possa far bene, pur con una concorrenza agguerrita dal terzo posto in giù. Ora, passato il mercato, le capacità di Maldini saranno soppesate in relazione alla capacità di tenere al riparo Giampaolo e la squadra. Un’altra impegnativa sfida.