La timidezza, si sa, è condizione diffusa del carattere umano. Spesso, tuttavia, questo tratto caratteriale non sfocia nella realtà quotidiana permettendo così a scolari, lavoratori o calciatori timidi di lasciare da parte la propria pacatezza e concentrarsi sulle proprie attività. Bennacer, Leao e Duarte, alla conferenza di ieri a Milanello, sembravano tre scolaretti al primo giorno di scuola. Impacciati, sorridenti e emozionati i tre giovani hanno faticato a rispondere alle tante domande dei giornalisti. 67 anni in tre, il trittico di nuovi acquisti rossoneri sa che abbandonati i microfoni e allacciati gli scarpini possono parlare senza indugi in quanto, i loro piedi, hanno dimostrato di conoscere bene la lingua del calcio.
Umiltà. Necessaria e doverosa umiltà. Questo, per ora, sembra il tratto distintivo che accomuna i tre. Una giusta dose che permette ai nuovi acquisti rossoneri di capire l’ambiente e la storia del club in cui si trovano. Un umiltà, tuttavia, inframezzata anche da proprie sicurezze personali. Leao e Duarte, infatti, tolgono subito dalle loro spalle importanti paragoni, sia perchè affrettati sia perchè desiderosi di scrivere il loro nome nella storia del calcio. Il pluripremiato africano Bennacer, invece, non esita a rifiutare elogi e apprezzamenti dicendo che ora, come non mai, deve mettersi al lavoro per la squadra e per sé stesso. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. I tre ragazzi sembrano usare, praticamente, solo questa parola. Alla faccia della pigrizia giovanile.
Sanno di dover lavorare per convincere il mister, i tifosi e i più scettici sul loro ingaggio. Un desiderio di mettersi alla prova proveniente anche dall’euforia di vestire dei colori sognati da bambino. Non si sa, certamente, se queste siano le solite frasi di rito ma l’emozione che traspare dalle parole dei tre racconta la felicità di essere giocatori del Milan. La storia non si dimentica. Il Milan recentemente non è stato degno del suo passato ma il credito proveniente dai successi ottenuti, regala ancora uno status incredibile alla compagine rossonera. Ecco, quindi, che gli scintillanti trofei visti dai tre a Casa Milan devono essere monito per emulare quelle imprese e per riportare il Milan dove merita.