Editoriale di Ferragosto: dove eravamo rimasti?

Lo chiamano il “Capodanno dell’estate”. Per molti è il punto centrale delle ferie, per altri l’inizio, per alcuni la fine. E, poi, per molti altri non è che il vero inizio del countdown che porta all’inizio del campionato. Un campionato che inizierà sabato 24, fra soli 8 giorni e spiccioli. Deo gratias.

Dove eravamo rimasti

Con la pancia piena delle gettonatissime grigliate ferragostane, volgiamo indietro lo sguardo. A quello che avevamo lasciato: operazione doverosa in ogni ripartenza che si rispetti. Ed, allora, riavvolgendo il nastro si torna con la mente all’amaro epilogo di Ferrara lo scorso maggio, quando per una sola lunghezza il Milan di Rino Gattuso mancò il tanto atteso ritorno in Champions League a scapito dell’Inter e dell’Atalanta di Gian Piero Gasperini.

Cosa ci ha dato quest’estate

Giugno, luglio e metà agosto hanno poi consegnato ai rossoneri una nuova rivoluzione: hanno salutato Leonardo e Gattuso, rispettivamente ex DS e tecnico del Milan, sostituiti da Giampaolo in panchina e la triade Maldini – promosso a DT – Boban e Massara, supervisionati da Ivan Gazidis. L’estate, poi, ha dato 5 volti nuovi sul mercato. Non campioni affermati, ad oggi, ma giovani e di belle speranze, togliendo al club rossonero la verve e la rabbia agonistica di Patrick Cutrone, volato in Inghilterra. A proposito di rinunce, poi, impossibile non menzionare la mancata partecipazione all’Europa League, di concerto con l’UEFA, per divincolarsi dalle stringenti liane del FFP.

Cosa aspettarsi dal 2019/2020

In ogni caso, si è arrivati, in un modo o nell’altro, a questo Ferragosto rossonero, che s’appresta a compiere l’ultima curva prima della ripartenza vera e propria. La stagione è alle porte e, nonostante tutto, gli obiettivi del Milan sono pressoché gli stessi: cercare ad ogni costo l’accesso alla Champions, magari mettendo nel mirino la Coppa Italia di sfondo. Le aspettative, rispetto lo scorso anno, appaiono leggermente più basse, anche grazie al low profile tenuto dal saggio Gazidis, sempre più deus ex machina delle vicende milaniste. Riconosciamo, però, che i colpi fatti e la filosofia di Giampaolo, poco pubblicizzate, intrigano: che sia l’anno buono?

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