Ci sono due principali responsabili nel (bugiardo) 2-3 del derby: allenatore e capitano. Il che di per sé è già tutto dire.
Chi ha peccato sul campo ovviamente è Romagnoli. Perché ha responsabilità sui due terzi dei gol dell’Inter. Sul primo, in realtà, a sbagliare è un pò tutta la difesa. Da Rodriguez che accorcia in ritardo sul portatore, a Calabria che si perde Martinez, passando per Musacchio che resta nella zona di nessuno. Ma più di tutti sbaglia lui, l’unico a vedere l’inserimento di Vecino: lettura in ritardo e svantaggio immediato. Sul secondo il discorso è più semplice: sarebbe in marcatura su De Vrij, ma se lo perde. Poi è bravo l’olandese a metterla dove nemmeno San Gigio può arrivare, ma in un derby, a maggior ragione se già sei sotto, queste cose non puoi sbagliarle. Insomma il capitano è stato lo specchio della squadra. Tanto bene negli ultimi mesi, tanto male nell’appuntamento più importante.
Chi ha peccato fuori dal campo è invece Gattuso. Che non ha saputo incidere né sull’atteggiamento tattico dei suoi, né su quello mentale. E se sul secondo probabilmente non c’è solo del suo, sul primo l’errore è troppo chiaro. Perché se per derby consecutivi (campionato) vieni sistematicamente portato a non giocare dagli altri, evidentemente qualcosa non funziona. È stato il terzo derby consecutivo in cui Spalletti ha vinto nettamente (e lucidamente) il duello fra allenatori. A livello di approccio e di gestione. Del resto se prima perdi al 93’ e poi vai sotto al 3’ significa che ci sono errori sia un senso che nell’altro.
Sia chiaro, non si sta crocifiggendo nessuno. Perché se il Milan oggi si gioca il quarto posto è merito soprattutto del suo allenatore. E perché il suo capitano è un giocatore come tutti gli altri, dunque anche a lui può succedere di sbagliare. Peccato per il momento. Quello sì, era decisamene sbagliato.