Era un sabato sera di fine novembre. Temperature basse in tutta Italia. Milano, Via dei Piccolomini 5, esclusa. A San Siro, andava in scena Milan-Fiorentina, anticipo della 13ma di Serie A. Vincere per rimanere in testa per la terza giornata consecutiva. Vincere per proseguire la marcia verso il tricolore. Ecco allora che, nonostante il freddo, le tribune erano gremite.
L’incontro, sulla carta, avrebbe presentato insidie. Peccato che Allegri avesse messo a punto la cortina di ferro. Tattica vincente. Già proposta in tre occasioni, contro Bari, Palermo e Inter, contro i viola, giungeva alla sua massima attuazione. Attori, in quel saturday night, erano Gattuso, Ambrosini e Flamini.
In apertura, occasioni da una parte e dall’altra. Tutta apparenza. Il terreno, con il passare dei minuti, diventava sempre più nostro. Gioco dei gigliati, dinamico e concentrato sulle fasce, bloccato. Rossoneri on fire. Merito dei tre incontristi.
E, a un minuto dalla fine del primo tempo, San Siro esplodeva. Thiago Silva, in proiezione, lasciava partire un cross dal centro destra. Ibrahimovic la arpionava e, dal nulla, si inventava una diabolica rovesciata. Nessuna via d’uscita per il portiere della Fiorentina. Palla in rete. Terremoto alla scala del calcio. Applausi per Ibra. Gol da incorniciare.
Secondo tempo di marca rossonera, in cui le squadre reclamavano un rigore a testa, con i nostri che provavano ad addormentare la partita. Ma, nel finale, un brivido. Ljajic, dopo un’azione casuale e confusa, giungeva in area e andava al tiro. Christian aveva però abbassato la saracinesca. La rete rimaneva inviolata e i tre punti erano al sicuro. Preludio allo Scudetto numero 18.