È il 4 marzo 2018. Gli italiani si riversarono nei seggi elettorali per decidere l’assetto del nuovo governo, poi sono pronti a godersi la Serie A nel pomeriggio. Quella sera era in programma il derby Milan-Inter, fissato alle 20.45. La partita era attesissima come tutte le stracittadine milanesi, ma non si giocò.
Il capitano della Fiorentina, Davide Astori, cresciuto nella primavera del Milan, venne infatti trovato morto nella sua camera dell’hotel “Là di Moret” a Udine, dove i Viola avrebbero giocato alle 12.30 contro l’Udinese. Il difensore del club toscano e della Nazionale morì a 31 anni per un arresto cardiocircolatorio, in particolare una fibrillazione ventricolare da cardiomiopatia aritmogena. Astori lasciò la moglie, Francesca Fioretti, e sua figlia Vittoria, nata il 17 febbraio 2016.
Una malattia subdola, un killer silenzioso che non lasciò scampo. Una patologia che mette fuori gioco le cellule del miocardio, il tessuto muscolare che costituisce le pareti del cuore, provocando danni irreparabili. Oltre a Davide Astori, questa patologia provocò la morte anche di Piermario Morosini, Antonio Puerta e Darcy Robinson.
Il derby, come tutte le altre partite di Serie A, venne rinviato al 4 aprile alle 18 e tra rossoneri e nerazzurri finì 0-0. L’anno scorso il Milan arrivò sesto in Serie A e perse la finale di Coppa Italia contro la Juventus (4-0). In Europa League, la squadra di Gattuso uscì agli ottavi contro l’Arsenal (0-2 a San Siro, 3-1 per i londinesi all’Emirates).
Follow me on Twitter: @pastu_jami22