Sono bei problemi. Dover gestire due attaccanti che segnano è sempre una preoccupazione positiva rispetto che avere in rosa gente che non riesce mai a metterla dentro. In pochi mesi per Rino Gattuso è passato dalla bulimia di André Silva e Kalinic alla prolificità di Higuain e Cutrone. Sul primo c’erano pochi dubbi, sul secondo si potrebbe dire che tenerlo in panchina sembra essere la medicina migliore per farlo rendere oltre ogni aspettativa. Il tema di fondo, però, è che i due insieme hanno messo a segno quattro reti in qualcosa come 50 minuti di gioco tra la vittoria contro la Roma in campionato e quella di ieri sera contro i greci dell’Olympiacos in Europa League.
Il popolo rossonero sogna di vederli sempre titolari in coppia, ma tutto passa dalle idee di Rino Gattuso che in quasi un anno ha faticosamente messo insieme i pezzi ereditati (e non) per assemblare il 4-3-3 che comunque lo ha riportato in Europa lo scorso maggio. Cambiare si può. Anzi, in alcuni casi si deve. Magari già contro il Chievo il tecnico rossonero potrebbe concedere alla squadra l’opportunità di giocare con le due punte, disegnando un 4-4-2 che sacrificherebbe qualche muscolo in mediana.
Non è semplice sconvolgere una macchina che, almeno sotto il profilo del modulo, ha dimostrato di saper funzionare. Ma qui contano i risultati e se il Milan si ritrova due attaccanti del genere in rosa, sarebbe un peccato non sfruttarli al massimo del loro potenziale. Gattuso, sulla carta, ha dimostrato di non pensarla esattamente così, preferendo già in estate farsi regalare dalla società un esterno d’attacco in più (Castillejo) piuttosto che una terza punta. Tutto scorre. I numeri lasciano pochi dubbi sull’efficacia e sulla compatibilità del giovane attaccante italiano (gioiello rossonero) e l’esperto bomber argentino, smanioso di far godere i tifosi del Milan.