Roma non sarà stata costruita in un giorno, ma questo Milan pare di sì: sembra ieri che Brignoli svettava di testa all’ultimo secondo e regalava il primo punto in serie A al Benevento. Era il 3 dicembre, era l’esordio di Gattuso, che peggio di così non poteva iniziare. Soltanto tre mesi dopo, l’album delle fotografie rossonere si colora e si abbellisce: via le immagini sbiadite, grigie e stropicciate, dentro paesaggi in fiore e pose sorridenti.
Nella battaglia romanzesca dell’Olimpico, corsa, sacrificio, equilibrio, il tutto picchiettato da una neve battente come fosse una lotta nel fango anni Settanta, Gattuso esce ancora una volta vincitore e accumula ulteriori crediti. Il Milan ha interpretato con grande prudenza e attenzione l’incontro, con una linea difensiva strepitosa almeno per tre-quarti (Rodriguez un po’ claudicante ma alla fine si salva pure lui) e letali ripartenze mal sfruttate che dovevano e potevano uccidere l’incontro molto prima. C’è stato da soffrire parecchio con questa Lazio, brutto cliente per chiunque ormai da troppo tempo: fisicità, tecnica e un meccanismo oliato da un allenatore ormai consacrato, financo il pubblico dalla sua parte. Ma il Milan aveva già dimostrato di prendere le misure agli uomini di Inzaghi nello scorso gennaio, quando per due volte in tre giorni aveva impedito ai biancocelesti di fare bottino pieno a San Siro con organizzazione e buon calcio.
L’eliminazione diretta regala pathos e batticuore ben più di un campionato che si trascina di settimana in settimana, ogni contrasto vale e ogni sbavatura si rischia di pagare a caro prezzo. Dopo 120 minuti e 14 rigori, i tremila rossoneri nello spicchio dell’Olimpico sciolgono il nodo in gola ricacciato giù dall’erroraccio di Kalinic all’ultimo secondo, che avrebbe risparmiato un’altra ventina di minuti di agonia ai presenti. Quando Romagnoli insacca il penalty decisivo, ci si scorda anche della faticaccia che rischia di pesare sul derby di domenica sera, perché la gioia talvolta può accelerare il recupero e far sì che nulla sia mai accaduto. Tutto è bene ciò che finisce bene, dunque: se tra settembre e ottobre, contro Lazio e Roma in campionato, il Milan aveva incassato sei reti ed era uscito con le ossa rotte, sul finire di questo inverno, in tre giorni, ha sbancato la Città Eterna due volte, seppur con dinamiche differenti tra loro.
In primavera sarà finalissima allora, ancora contro la Juventus. Come in Coppa Italia nel 1973 e nel 1990, come in Champions League nel 2003, come due anni fa di nuovo nella coppa nazionale e poi in Supercoppa. Un altro capitolo di un duello romanzesco, come la serata di ieri, con una rivincita da prendersi su quel gol di Morata nei supplementari del 2016. Appuntamento al 9 maggio, dunque. Dove? A Roma, naturalmente.