Di seguito, una parte dell’intervista rilasciata a “Forza Milan!” da Franck Kessié, trasmessa da Milan TV: “Gattuso? E’ stato un grande campione. Chi è più forte tecnicamente tra noi? Penso io. Se mi sento stanco? Sì, un po’ di stanchezza c’è, ma non conta la stanchezza, per me. Io devo crescere ancora e alzare l’asticella. Il momento più difficile di una partita, per uno che gioca tanto come me, è l’inizio, però, dopo 20 minuti, sono a posto. L’emozione mi sale dopo il riscaldamento, quando faccio gli scalini per scendere in campo. Milano? Mi piace, è una bella città. Faccio avanti e indietro da Milano a Milanello. Qualche volta sono stato al Duomo. Poi sto a casa a riposare, perché devo recuperare bene. Le persone importanti della mia carriera? Il mio procuratore, George Atangana, che mi ha portato dalla Costa D’Avorio a Bergamo, dove ho firmato con il direttore sportivo dell’Atalanta, Giovanni Sartori. Poi, sono andato a Cesena in prestito e devo ringraziare Rino Foschi e Massimo Drago, che mi ha fatto giocare tanto. Io sono arrivato lì come difensore centrale e l’allenatore mi ha messo subito a centrocampo. In mediana mi diverto di più, perché sono più vicino alla porta. Da dietro, è lontano. Il momento in cui ho capito di voler diventare un giocatore professionista? Quando ho preso il volo per arrivare in Italia e sono arrivato a Bergamo, sono andato a vedere Atalanta-Cagliari allo stadio. E lì mi son detto che avrei dovuto fare per forza questo mestiere. Sono passato dai 27 gradi ai -2 o -3, perché sono arrivato in inverno. Volevo subito tornare indietro. La prima partita vista allo stadio? Sono andato a vedere Costa D’Avorio contro Guinea: è stata una bella partita, con tutto lo stadio pieno. I miei idoli? Mi piaceva tanto Michael Essien. Del Milan, mi sono piaciuti i tifosi e il progetto. Cosa faccio nel tempo libero? Gioco alla Playstation a casa, oppure esco con gli amici a giocare a bowling. Vinco sempre io. Alla Playstation mi metto capitano. Batto punizioni, rigori, faccio tutto io. Scherzo e rido, perché son tutti seri i miei compagni. Perché stiamo andando a giocare a calcio, non a fare la guerra. I bersagli degli scherzi? Kalinic e Zapata, perché sono vicini a me”.