“Gli manca il veleno”, ha detto ieri Gennaro Gattuso intorno al 25′ di Udinese-Milan, dopo un mancato controllo – diciamo così – di André Silva solo in mezzo all’area avversaria. E’ solo il veleno quello che manca? Non si sa, ma una cosa è certa: Cutrone è tutta un’altra cosa. Le doti tecniche non possono essere certo messe in discussione, perché è indubbio che ventitreenne numero 9 tocchi il pallone come pochi giocatori in Europa, ma allo stesso tempo la differenza di cattiveria ed incisività tra lui e il compagno di reparto, il beniamino Patrick, è più che evidente.
Non è un caso infatti che il tecnico rossonero – a parte a Rijeka e nella gara di ieri appunto – non l’abbia mai schierato dall’inizio. Né una sorpresa. Non è la prima volta infatti che un giocatore portoghese – dalle buone prospettive – arrivi in Italia e faccia fatica a trovare la sua dimensione, ad affermarsi in mezzo alle fitte trame delle difese nostrane. Ma da un ragazzo sponsorizzato niente po’ po’ di meno che dal cinque volte Pallone d’oro Cristiano Ronaldo, capocannoniere dei gironi di qualificazione al Mondiale 2018, ma soprattutto pagato 38 milioni di euro, ci si aspettava e ci si aspetta sicuramente di più di qualche (inconcludente) giocata ad effetto e golletino alle mediocri squadre che si incontrano nelle prime fase di Europa League.
Anche ieri pomeriggio al Friuli solito copione: poca corsa, poca fame, nessun pericolo creato alla porta di Bizzarri. Tanto che lo stesso Gattuso – in inferiorità numerica – si è ritrovato costretto a preferigli a più di venti minuti dal termine un Kalinic non proprio nel suo miglior periodo di forma – per usure un eufemismo-, ma che paradossalmente assicura maggiori garanzie rispetto a Silva, il quale oltre a non aver ancora segnato in campionato, non ha mai dimostrato altruismo e spirito di sacrificio. Giudizio rimandato a giugno ovviamente, nella speranza che la competizione europea – nella quale troverà certamente più spazio – lo esalti, ma le premesse al momento sono piuttosto deludenti.