Non sempre cambiare l’allenatore è la scelta più saggia. A volte, però, le decisioni dirigenziali pagano. Tutto dipende da tanti fattori, che rendono l’esonero un evento sicuramente non studiabile. Intesa dei calciatori con il mister, varianti tattiche, psicologia di ogni singolo giocatore in rosa con il vecchio e il nuovo allenatore sono le variabili impazzite del settore.
Qualcosa, con Vincenzo Montella, sicuramente non funzionava. Troppi i cali dei rossoneri, soprattutto a livello mentale, che sembravano non riuscire a reggere i 90 minuti di ogni partita. Il tecnico campano ha provato in tutti i modi a risollevare una squadra che in estate sognava di ambire a traguardi ben più importanti di quelli per cui lotta ora, ma alla fine Fassone e Mirabelli hanno deciso semplicemente di cambiare, scegliendo Rino Gattuso al suo posto.
SCELTA SAGGIA?
In estate il Milan ha cambiato tanto. Della formazione titolare dell’anno scorso, sono rimasti in pochi: Donnarumma, Romagnoli e Suso. Gli altri sono stati quasi tutti rimpiazzati, al netto di infortuni come quello di Andrea Conti. Bisognava fare una scelta anche sul tecnico, e la dirigenza rossonera ha confermato Montella. Ha avuto senso esonerarlo dopo qualche mese? L’amalgama tecnica e tattica, con così tanti cambiamenti, non arriva subito. Questo qualcuno avrebbe dovuto capirlo. E quindi, o si sarebbe dovuto ricominciare da capo, come se l’annata 2017-2018 fosse stato l’anno zero del Diavolo, oppure si sarebbe dovuto dare almeno un anno fiducia al tecnico. Non sappiamo cosa sia successo e cosa si siano detti negli uffici di Via Turati, ma qualche colpa ce l’ha sicuramente la dirigenza, che ha dato all’Aeroplanino una rosa migliorata ma con gravi lacune: sugli esterni, ad esempio, laddove Montella si è trovato costretto a giocare con Borini, un attaccante centrale di ruolo, e dove non c’è una vera e propria alternativa a Suso. Impossibilitato a schierare una difesa a 4, Montella ha dovuto limitare il gioco del giocatore di più talento della sua squadra, Suso.
IL CONFRONTO TRA GATTUSO E MONTELLA
E quando le acque si sono fatte troppo calde, ecco che c’è stata la decisione. Dopo il pareggio a reti bianche contro il Torino, fuori Montella e dentro Gattuso. Rino era già pronto da qualche settimana, stava solo aspettando la sua chiamata, allenando nel frattempo la Primavera del Milan. Forse è scattato qualcosa all’interno dei giocatori, che sono sembrati sin da subito più motivati. La sorpresa migliore della gestione Gattuso finora, è stata sicuramente Hakan Chalanoglu. L’ex Bayer Leverkusen sembrava completamente spaesato sotto Montella, ma con la leggenda rossonera in panchina è diventato un giocatore molto importante, capace di dare anche varianti tattiche adattandosi egregiamente al ruolo di ala sinistra.
Ma il trend è stato, finora, così positivo? Vedendo le ultime due partite, sì. Il Milan sembra essere una squadra diversa, capace di creare gioco e di restare in partita fino alla fine, come è capitato contro Fiorentina e Crotone. Ma in 6 partite, Rino ha portato 8 punti, e ci sono quelli pesantissimi persi a Benevento, con il 2-2 di Brignoli praticamente all’ultimo secondo, e a Verona, quando una delle candidate alla retrocessione ha segnato 3 gol alla difesa rossonera, bucandola dappertutto. Una media di 1,33 a partita contro quella di 1,42 di Montella, che in 14 partite aveva portato a casa 20 punti, come riassume graficamente l’infografica sulla convenienza degli esoneri elaborata da Bwin.
La svolta, forse, è stato il derby di Coppa Italia vinto ai tempi supplementari contro l’Inter, che ha portato i rossoneri in semifinale di Coppa Italia. Può essere stato il momento chiave della stagione milanista, l’attimo in cui i supporters del Diavolo hanno perdonato tutto quello che era successo fino a quel momento alla società.
Cosa succederà? I tifosi del Milan si aspettano un’inversione di tendenza in campionato, perché una squadra che spende 200 milioni in estate non può permettersi di lottare per un posto in Europa League. Quest’ultima, però, può essere la salvezza di tutta la stagione rossonera. Arrivare in Champions League è un miraggio, ma vincere la seconda competizione europea significherebbe approdare nell’Europa dei grandi. E allora, che il Diavolo si risvegli al di fuori dei confini italiani, dove è stato sempre padrone?