Come è prassi di questi per quasi tutti i giocatori, Gigio Donnarumma ha usato i suoi canali social per provare gettare acqua sul fuoco delle polemiche relative alla presunta violenza morale subita in estate in occasione del rinnovo del contratto col Milan: “Non ho mai detto nè scritto di aver subito violenza morale quando ho firmato il contratto”. E l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport pubblica le prove del fatto che il portierone rossonero abbia detto il vero con quel post. La Rosea, infatti, pubblica la raccomandata con cui i legali di Mino Raiola lamentavano l’atteggiamento vessatorio del club: raccomandata che è datata 14 giugno, dunque quasi un mese prima della firma sul prolungamento, avvenuta l’11 luglio.
Nella ricostruzione effettuata dal quotidiano milanese, si ritorna alla fine dello scorso campionato, quando ebbe inizio la contestazione della Curva Sud nei confronti di Gigio, visto che Mino Raiola ritardava gli incontri con Fassone e Mirabelli per discutere del rinnovo del portiere. Fu allora che l’entourage di Donnarumma incaricò l’avvocato Rigo di contestare al Milan l’insostenibile atmosfera creata intorno al ragazzo (era il periodo del lancio di banconote false nel match dell’Under 21). Nella missiva, in particolare, si lamenta “la prostrazione psicologica di Donnarumma, che non poteva non avere una ricaduta sulla sua salute e personalità morale”.
La situazione, poi, rientrò e Donnarumma sottoscrisse il contratto col Milan da sei milioni di euro. Ed è qui che sorgono nuove polemiche da Mino Raiola, che lamenta il mancato inserimento della clausola rescissoria nel nuovo contratto ed incarica l’avv. Rigo di intimare al club un termine di dieci giorni per provvedervi, pena la risoluzione del contratto. Che ovviamente non c’è stata: adesso l’ad Fassone e lo stesso Raiola stanno provando a risolvere la situazione, sarebbe opportuno farlo al più presto soprattutto per il bene del ragazzo…