In questi anni complessi, iniziati con l’ultimo lustro berlusconiano, il tifoso rossonero ha parzialmente distolto la sua attenzione dal campo, spostandola dapprima su aspetti gestionali e di mercato.
Successivamente con la trattativa che ha portato alla vendita della società e le vicende relative alla tracciabilità dei capitali che ancora oggi prendono spesso le prime pagine dei giornali, in pochi mesi siamo diventati tutti ‘esperti’ di finanza.
Escludendo la parentesi felice della campagna acquisti scoppiettante di quest’estate, con l’inizio balbettante di stagione, abbiamo iniziato anche a preoccuparci della preparazione atletica per via del licenziamento di Marra, approfondendo perfino le nostre conoscenze nutrizionali.
Con tutti i cambi di modulo di Montella poi, abbiamo dovuto esplorare altresì infiniti temi tecnico tattici, andando a vedere in quali ruoli e sistemi avessero giocato i nuovi arrivati a Milanello.
In pratica, abbiamo smesso di tifare nel vero senso della parola. Ci siamo vi è più divisi in fazioni; evoluti, non evoluti, berlusconiani, pro Galliani, haters di Galliani, sostenitori di Fassone e Mirabelli, antagonisti di quest’ultimi e così via.
Si tifa per le nostre ragioni e non più per il nostro Milan. La pazienza tanto invocata in luglio si è presto esaurita, così come l’entusiasmo. Le colpe principali sono dell’aeroplanino, ma un ambiente così iper frammentato di sicuro non ha aiutato. L’arrivo di Rino ci dà un’altra possibilità per tornare uniti. Uniti, semplicemente, a tifare il Diavolo.
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