Negli ultimi due anni, i tifosi rossoneri, per più di un secolo abituati a discorrere solo di tattica, gioco e mercato, hanno dovuto familiarizzare, anche piuttosto celermente, con termini e meccanismi propri del mondo economico-finanziario, iniziando a utilizzare nel quotidiano parole (prima sconosciute) del calibro di closing, bond, hedge fund ecc.
Di recente, un nuovo vocabolo si è aggiunto al, già ricco, lessico del tifoso milanista medio: quello di advisor, riferito, in particolare, alla società londinese BGB Weston. A tale compagnia è stato, infatti, affidato il compito, da Fassone, di procacciare nuovi potenziali investitori, disposti a rifinanziare il debito contratto da Yonghong Li con la statunitense Elliott, accettando di incassare il denaro in 5 anni, cioè entro la primavera del 2023. I tassi di interesse dell’operazione resterebbero, comunque, stimati intorno ai 50-60 milioni di euro, ma la cifra complessiva (ora più alta) chiesta dal Milan comprenderà anche una somma da destinare alla gestione del club.
La differenza sostanziale tra la Elliott e la BGB Weston è che mentre la prima è un fondo a carattere speculativo, il cui fine è di capitalizzare il denaro prestato, applicando tassi d’interesse particolarmente elevati ai debitori, la seconda, invece, è un società finanziaria di advisory, che per conto del Milan si impegnerà a trovare un soggetto disposto a saldare il conto con Paul Singer, allontanando, almeno temporaneamente, lo spauracchio di un nuovo possibile passaggio di proprietà.
Fondata nel 2002, la BGB, che annovera tra i suoi collaboratori “ufficiosi” anche l’ex Juve Antonio Giraudo, opera nel settore dei servizi finanziari e, nel corso della sua attività, ha fornito consulenza a diversi club di Premier, Liga e Serie A, aiutandoli ad accedere ai mercati internazionali dei capitali. Il suo compito è, in particolare, di sostenere il debito finanziario dei club-clienti, fornendo loro un accesso privilegiato a una gamma diversificata di investitori.
Proprio quest’ultimo è quanto serve al Milan per liberarsi dalla pressione derivante dall’imminente scadenza del debito con Elliott e per godere di maggior tempo per ricavare proventi dal mercato cinese o trovare un socio con cui condividere il capitale azionario. La due diligence tra le società è stata avviata già qualche giorno fa, con la firma apposta da Fassone sul contratto esclusivo. Solo alla fine del mese, però, l’operazione entrerà nel vivo, iniziando la fase di vera e propria ricerca della banca o del fondo che subentri a Elliott e che, non è da escludere, sia già stato individuato.