Prendersi il Mondiale e riprendersi il Milan nel modo più complicato e spettacolare che esista ovvero di tacco. Non è un inedito: Kalinic l’aveva scelto per segnare al Sassuolo in Serie A quando ancora vestiva la maglia della Fiorentina, prima ancora lo aveva sperimentato all’Europeo del 2016 facendosi beffa di un certo Sergio Ramos e infine ecco il colpo ovviamente sempre di tacco portato fino alle qualificazioni mondiali di due giorni fa contro la Grecia con cui la Croazia ha messo più di un piede dentro
al torneo.
Come sottolinea l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, allora Kalinic non è solo un centravanti di sacrificio e utile al gioco della squadra ma conferma di avere anche grande qualità tecnica: magari inespressa al Milan però sempre presente. In rossonero Nikola ha segnato in due partite, contro Udinese e Chievo, giovedì in Croazia è stato decisivo in altrettante circostanze ma in meno di dieci minuti: prima con il rigore procurato e lasciato a Modric per il vantaggio, poi in acrobazia per il raddoppio.Un esercizio complesso riuscito a due passi dalla porta, cioè dalla zona in cui Kalinic è abituato a colpire: dei 31 gol realizzati in campionato, 29 arrivano dall’interno dell’area di rigore. Sul rigore procurato con la nazionale Nikola era invece stato bravo e scaltro ad andare a contrastare il portiere greco Karnezis per poi costringerlo al fallo. Un resoconto di quanto Montella aveva sempre apprezzato di lui: la capacità di essere un riferimento costante e mobile per la manovra, e non impalato come spesso capitava all’ex Bacca, e quella ancora più utile a un attaccante di saperla buttare dentro.
Ora Montella lo attende fiducioso, sperando che la cura Nazionale possa aver davvero giovato al suo numero 7 già in vista della sfida contro il Napoli