Per cercare il proverbiale “bicchiere mezzo pieno” dopo il derby di ieri sera, si potrebbe facilmente puntare sulla cosiddetta “vecchia guardia”. Che risponde ai nomi di Suso e Bonaventura. Insomma, ancora una volta l’usato sicuro ha fornito le indicazioni più incoraggianti a Montella, a caccia della soluzione migliore per uscire, in primis, dalla crisi di risultati e, in subordine, per far rendere al massimo della loro potenzialità gli elementi che fin qui sono mancati a questo Milan.
Suso prende la mira e spara il suo sinistro a giro micidiale. Jack si inserisce in area e timbra con imbarazzante facilità. I due “pescati” negli anni del mercato nero (quello dei parametri zero) fanno sorridere il popolo rossonero più dei vari Bonucci, André Silva, Biglia. Almeno per il momento. Non è un caso che Montella abbia pazientato il rientro appieno di Bonaventura per fargli spazio in mediana. E, allo stesso tempo, abbia adottato come soluzione tattica il posizionamento di Suso a ridosso di un’unica punta. I risultati della scelta del tecnico campano sono tangibili. Ancora impalpabile è l’apporto di alcuni big.
L’impressione avuta durante il match contro l’Inter è di una sorta di “gambino“, se volessimo usare una metafora importata dal tennis. In quel caso si chiama “braccino”, altro non è che la paura di sbagliare. Il fenomeno del “blocco” (choke nel tennis anglosassone) spesso si palesa quando il giocatore è in vista della vittoria. In casa Milan siamo lontani da un traguardo, ma l’ansia da prestazione comincia a farsi sentire su chi è stato caricato di responsabilità, forse pure eccessiva. A caricarli non sono stati nè i tifosi, nè i dirigenti rossoneri, nè la stampa. Semplicemente i tanti soldi investiti su di loro. E quelli lasciano poche, anzi pochissime, attenuanti. Per alcuni, con Bonucci in testa, il tempo (e la pazienza) scorre inesorabilmente.