Tra i numerosi intrecci di mercato a tinte rosso-nero-azzurre dei primi anni duemila, passò quasi inosservato il trasferimento al Milan di un giovane trequartista, messosi in mostra tra le fila di Brescia e Reggina, e che, tuttavia, non era ancora riuscito ad affermarsi nell’Inter di Vieri e Ronaldo: si tratta di Andrea Pirlo.
Il centrocampista bresciano, trasformato da Ancelotti in playmaker basso, ha applicato, nel corso della sua carriera, la geometria euclidea al calcio giocato. Lanci al millimetro, punizioni beffarde e cucchiai dal dischetto sono, infatti, solo alcuni dei colpi che lo hanno reso uno dei calciatori più forti al mondo.
Quella con i colori rossoneri è stata una lunga e appassionata storia d’amore durata ben 10 anni. Iniziata con il gol del 2-1 al Verona, che ha mandato il Milan ai preliminari di Champions da cui è iniziata l’epopea Ancelottiana, si è, infatti, interrotta, dopo un’infinità di successi e trofei, solo nel 2011. L’avvento di Allegri (col quale non ha mai legato) sulla panchina rossonera ha scombinato i piani del bresciano, che, come un amante tradito, ha deciso di accasarsi alla Juve, di cui, ben presto, è diventato uomo-simbolo.
Oggi, abbandonata la Serie A a causa del solito Allegri, nel frattempo passato in bianconero, Pirlo, da due stagioni, milita in Major League e, alla soglia dei 38 anni, ha annunciato che a dicembre appenderà le scarpette al chiodo.