Zero gol nelle ultime 2 giornate, 181′ senza tirare in porta, a cavallo dei match con Spal, Sampdoria e Roma, e una rete su azione che manca da 329′, ovvero dalla seconda di Kalinic contro l’Udinese, quarto turno di campionato. Improvvisamente il Milan ha scoperto quanto è difficile segnare. Il problema non si pone però in Europa League, con i 18 centri in 6 gare, ma in campionato certi dati non possono essere trascurati. Anzi, sono il segnale di qualcosa che non funziona, che non gira a dovere.
SINGOLI – Il problema, evidentemente, non può riguardare solo gli attaccanti di ruolo. Perché se Kalinic è fermo alla doppietta con l’Udinese, insomma, non dipende solo da un’inevitabile ritardo di condizione, dopo un’estate turbolenta. André Silva ha dimostrato sia con il Porto e lo si è visto in Europa League, ma deve ancora adattarsi alle difese della serie A, pur avendo colpi notevoli. Infine Cutrone, la sorpresa dell’estate: all’inizio è stato lui a togliere diverse castagne dal fuoco, ma a 19 anni non si può nemmeno pretendere che abbia la continuità di un giocatore fatto e finito.
La verità è che, non essendo attaccanti portati a costruirsi da soli le occasioni da rete, ma decisamente più abituati a finalizzare,
avrebbero bisogno del sostegno della squadra. Ed è questo che, evidentemente, manca in casa rossonera. Il Diavolo delle ultime
uscite, infatti, fatica a costruire gioco. Di sicuro non ha giovato il cambio di modulo. Ripartito dal 4-3-3 della scorsa stagione, il Milan aveva determinate certezze che ha potuto sfruttare all’inizio. Passato al 3-5-2, è diventato necessario costruire nuovi equilibri, meccanismi, distanze. Un esempio: se nella scorsa stagione, la principale fonte di gioco è stata Suso, quest’anno invece il ruolo dello spagnolo è finito in discussione, ma allo stesso tempo non è stata trovata un’alternativa.
In sostanza, chi dovrebbe ispirare i vari Kalinic, Andrè Silva o Cutrone? Contro la Roma, non c’era nessuno che rifinisse la manovra, che, in parole povere, servisse in maniera adeguata gli attaccanti. Calhanoglu, che ne avrebbe i mezzi e soprattutto il piede, non si è mai visto, confermando il suo difficile adattamento al calcio italiano. Ci hanno provato Borini a destra, e Ricardo Rodriguez, a sinistra, ma senza troppa efficacia. Il risultato è che se fai fatica semplicemente a tirare, fai fatica anche a inquadrare la porta e soprattutto a segnare.