Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da qualche anno collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.
Benedetto sia l’Austria Vienna! La vittoriosa trasferta di giovedì in Europa League sul terreno di gioco del tanto caro Prater (che oggi si chiama Ernst Happel Stadion) ha fatto dimenticare in Casa Milan la “rumorosa” debacle di sette giorni fa contro la Lazio, una partita sulla quale è meglio non tornare per non mettere il dito nella piaga costituita dai tanti, troppi, errori tecnico-tattici visti sul prato (e soprattutto sulla panchina) dell’Olimpico. Il roboante 5-1 rifilato agli austriaci è stato il miglior modo per fare ritorno nel tabellone principale di una competizione europea dopo 1283 di dolorosa e colpevole assenza.
Sia chiaro, i giocatori del Milan non sono improvvisamente tornati fenomeni dopo essere stati brocchi da domenica sera a giovedì pomeriggio, ma comunque i match europei non vanno mai sottovalutati e l’inferiorità sulla carta di un avversario non ha mai costituito un buon motivo per non batterlo (l’Inter dello scorso anno è un perfetto esempio in tal senso). Di buono va preso soprattutto il fatto che si sia vista una reazione dopo la debacle romana, che ci sia stata una certa intensità nel gioco con buoni fraseggi e rapidi movimenti in mezzo al campo e che in generale vi sia stato un buon collaudo del tanto invocato 3-5-2. Merito certamente anche di alcuni “volti nuovi”: oltre al recuperato Romagnoli, straordinarie le prove di Calhanoglu e Andrè Silva.
Ma, se giocare ogni tre giorni dà la possibilità di rifarsi immediatamente dopo una sconfitta, allo stesso modo non permette di crogiolarsi troppo dopo una vittoria. Ed infatti, questo pomeriggio si torna già in campo contro l’Udinese, con due soli allenamenti di preparazione. Montella confermerà il 3-5-2, e le indiscrezioni della vigilia schierano Kalinic prima punta con Suso e Bonaventura a sostegno. Chi scrive condivide la scelta di insistere col croato dal primo minuto: l’ex Fiorentina è stato un investimento importante della società sul mercato e pertanto va portato al più presto nella migliore condizione possibile fisica e soprattutto mentale, e per un attaccante lo si può fare soltanto facendolo giocare così da metterlo in condizione di cercare la via del gol. E’ altresì vero, tuttavia, che Calhanoglu e Andrè Silva non possono restare in panchina dopo le magie in terra austriaca. Quantomeno non entrambi contemporaneamente.
La gioia per la vittoria sul palcoscenico europeo è stata purtroppo fortemente ridimensionata dal brutto infortunio occorso allo sfortunatissimo Andrea Conti: la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro patita venerdì in allenamento lo costringerà infatti a stare fuori almeno sei mesi. Nell’attesa del rientro del laterale azzurro, Montella dovrà trovare la soluzione migliore per sostituirlo: niente ricorso mercato degli svincolati (chi è in quella lista non è meglio di chi c’è attualmente in rosa), la soluzione più logica risponde ai nomi di Ignazio Abate e Davide Calabria. Tuttavia, mi sento sommessamente di suggerire una soluzione diversa al tecnico rossonero: perchè non provare Suso quinto di centrocampo a destra? Sarebbe una rielaborazione del 3-5-2 classico, con un esterno di spinta da un lato ed un terzino dall’altro. Un azzardo tattico? E perchè mai? Con tre centrali dietro ed un Kessiè ad aiutare in quella zona di campo la fascia sarebbe comunque ben coperta e allo stesso tempo si riporterebbe sull’esterno un giocatore a cui il nuovo modulo rischia di non andare a genio proprio perchè non prevedere il suo ruolo ideale.
Del resto, negli ultimi anni, molti tecnici hanno adottato questo 3-5-2 che definiremmo “asimetrico”: due nomi su tutti? Massimiliano Allegri e Antonio Conte: il primo ha utilizzato con ottimi risultati Cuadrado (che non è certo un terzino) come centrocampista destro nel primo anno del colombiano a Torino. Nello stesso ruolo, l’ex ct della Nazionale ha reinventato tra lo stupore generale Victor Moses, uno che fino ad allora aveva sempre fatto in carriera l’esterno d’attacco e che nella nuova veste è diventato forse la più bella sorpresa dell’inaspettato trionfo Blues in Premier. Pensaci, Vincenzo…
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