Il lupo perde il pelo ma non in vizio. Detto popolare, lontano dai giorni nostri e dal nostro modo di pensare, ma che ricopre alla perfezione la personalità – e soprattutto i comportamenti – di un 33enne che scorrazza ancora sui campi di gioco senza che nessuno gli dica nulla: stiamo parlando di Salvatore Aronica, il difensore del Napoli che nelle ultime settimana ha fatto più parlare per lo schiaffo – così l’hanno definito – che per le proprie prestazione sportive. E dato che il vizio è ancora vivo, cambia il destinatario ma la seconda gomitata nel giro di due partite arriva puntuale: stavolta non c’è Ibra, ma Alberto Paloschi. Scuola calcio Milan, casualmente.
Napoli-Chievo: siamo al 33′ del primo tempo, il Napoli è già in vantaggio per 1-0 quando Aronica decide di vestire, dopo l’episodio con Ibrahimovic a San Siro, ancora i panni del supereroe in campo. Paloschi si allunga un pallone sulla fascia, lui si disinteressa del pallone e allunga volontariamente il braccio in direzione del bomber del Chievo. Il gioco è presto fatto: gomitata dritta in faccia al numero 23 che ci accascia a terra e recrima per il colpo proibito. Quattro arbitri, otto occhi, e nessuno vede niente. Tranne Di Carlo, allenatore del Chevo, che a fine gara chiede una sanzione che presumibilmente non arriverà.
Più di 100 telecamere di 100 televisioni diverse; più di 100 giornalisti interessati di 100 editori diversi; più di 100 persone a bordo campo di 100 colori diversi: nessuno ha visto niente. Ipotizziamo che al posto di Aronica, recidivo dopo il caso Ibra che l’ha visto uscire indenne dal punto di vista delle squalifiche, ci fosse stato un qualsiasi giocatore di Milan, Inter, Juventus. A quest’ora questo articolo sarebbe uno dei tanti che aumenterebbe il polverone delle critiche al giocatore, delle richieste di squalfica. Invece niente, i giornali fanno finta di niente e nessuno alza la polvere. Perchè fa comodo così, perchè Aronica non fa notizia.
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“La legge è uguale per tutti” si legge nelle aule dei tribunali. Aule dove il Milan dovrà presentarsi per cercare di addolcire la sanzione di tre giornate di squalifica inflitte ad Ibrahimovic, un pezzo grosso per scrivere articoli. Non vogliamo i titoloni in prima pagina, ma un equo trattamento per due persone che di diverso hanno solo il conto in banca. E non deve essere una scusante.