Dicono che Donnarumma sia il portiere del futuro. Si sbagliano. Gigio è anzitutto il portiere del presente, di conseguenza anche quello del futuro. Si perché in fondo è inutile girarci troppo attorno: ora come ora il ragazzo col 99 sulle spalle è un prodotto fatto e finito (sebbene migliorabile), di qualità chiaramente straordinarie e difficilmente avvicinabili.
Quello di quest’anno è un Donnarumma diverso da quello targato 2015/2016. Gigio ha lecitamente colmato qualche carenza, a livello tecnico e di personalità. Del resto trattasi di un classe ’99, maggiorenne da meno di un mese, proiettato in una realtà utopica per la maggioranza dei suoi coetanei. Non si presentò benissimo in quel 25 ottobre 2015: punizione di Berardi sul suo palo, lui è sorpreso, il Milan prende gol. Un esordio non da fuoriclasse. Ma proprio questa è stata la prima forza di Gigio: non farsi tediare dalla inevitabili pressioni esterne e anzi aggirarle, iniziando subito a fare il fenomeno.
Oggi Gianluigi Donnarumma è la punta di diamante di una società che mira al futuro. Titolare fisso, assume a tratti le sembianze di un super-eroe. Nel mondo, già attualmente, sono in pochi come lui: Courtois, De Gea e Neuer sono gli unici certamente più forti di Gigio. Con tutti gli altri se la gioca. E il match di venerdì allo Stadium ne è la prova luccicante. Novanta minuti da campione a tutto tondo. Una serata da record, peraltro: dodici parate in questa Serie A non le aveva fatte nessuno. Nove ottimi interventi, tre prese facili e personalità in abbondanza. Quattro rigori su otto parati in stagione: media di un rigore preso ogni due. Più il miracolo su Dybala in Supercoppa. Numeri da capogiro. E poi quel bacio sulla maglia che vale più di mille parole. Il bacio di un diamante che prima era grezzo, adesso già brilla.