Il sipario calerà nella Città del Tricolore e se vogliamo ha un senso: prima di arrampicarsi in cima all’Europa, poi al mondo, il Milan di Silvio Berlusconi si dedicò alle faccende di casa. Il primo scudetto nell’88’, in generale 8 in 31 anni di presidenza appena festeggiata (20 febbraio). Nasceva allora la squadra capace di far innamorare milioni di tifosi, ovunque: anche in Cina, dove di recente il numero uno rossonero ha contato 243 milioni di simpatizzanti.
Oggi a Reggio Emilia, contro il Sassuolo, sarà l’ultima di Berlusconi ma anche di Adriano Galliani alla guida del Diavolo. Si spera si chiuda in bellezza, ma i precedenti in questo stadio fanno paura e vanno in direzione opposto: l’esonero di Allegri, l’addio ai sogni europei di Mihajlovic (cacciato poco dopo). Stavolta Montella non rischia nulla, ma l’Europa è nuovamente in bilico e senza vittoria sarebbero dolori. Silvio non ne risponderà più direttamente, al massimo si agiterà nelle vesti di presidente onorario: carica che adesso sembra destinato ad accettare, carica che gli toglierebbe potere decisionale. Sono 29 i titoli conquistati (13 internazionali), una media pazzesca di quasi uno ogni anno. La Gazzetta dello Sport dà i numeri – in campionato – della storia: Paolo Maldini il più presente (627 volte), Shevchenko il re dei bomber (127 gol), Ancelotti il decano degli allenatori (283 panchine). E ancora: 7 Palloni d’oro, 1094 partite con 568 successi e 214 sconfitte (molto meno della metà); c’è persino una striscia positiva che va dal maggio ’91 al marzo ’93: 58 gare di fila senza mai un ko. Presidente e AD vengono segnalati sereni: il primo non si vede né si sente da mesi – a San Siro solo per il derby in questa stagione e mai a Milanello -, il secondo sta già provando a staccarsi dal suo mondo con un bel po’ di malumore. Non a caso è da qualche giornata che il Condor non si presenta più davanti alle telecamere nel weekend. Ci ha sempre messo la faccia, abituandosi alle ripetute contestazioni della Curva.
Tra cinque giorni, per loro, inizierà l’elaborazione di un lutto. Dolore, la morte nel cuore, ma un passaggio ormai obbligato: l’ex Cavaliere ha cercato a lungo un socio di minoranza, impossibile, dovendosi presto rassegnarsi all’idea di lasciare. Tempo di closing, che comunque di scontato non ha mai avuto nulla, chiude GaSport.