Maneggiare un diamante è sempre faccenda delicata, figuratevi analizzarne ogni sfaccettatura. Ad ogni modo, trattare della tematica Manuel Locatelli non è mai facile, sopratutto dopo la gara dello Stadium. I dolci ricordavi che Manuel ha legato alla Juventus (gol in campionato e Supercoppa vinta), sono stati parzialmente ridimensionati da un unico gesto tecnico errato: una scelta di tempo sbagliata, una decisione frettolosa, un’entrata scomposta, gli occhi di Irrati troppo vicini al fatto, un’espulsione ingenua. Tutto nel ludibrio di uno Stadium colmo di bianconeri in cerca di rivalsa, perché non lo ammetteranno mai, ma Doha brucia ancora.
Non c’è molto da girarci intorno, l’età conta. E ieri i 19 anni appena compiuti si sono fatti sentire. Con ancora impressa l’immagine delle candeline spente (8 gennaio), Manuel è stato divorato dalla foga agonistica, ingigantita da una tifoseria ostile e dalla posta in palio altissima. È caduto in trappola, una tagliola che ha piazzato ed innescato facendo tutto da solo: non c’era alcun bisogno di un tackle da dietro ad 80 metri dalla porta di Donnarumma, ma tant’è. “Espulsione è quando arbitro fischia” potremmo dire rivisitando le parole del leggendario Boškov, il Loca ha vissuto la ripresa da spettatore non pagante. Ma l’errore del nativo di Lecco scatta un minuto prima dell’effettiva entrata su Dybala, all’inattesa sforbiciata di Carlos Bacca: una rete che ha spezzato una trama che sembrava scontata, regalando una speranza a tutti i cuori milanisti.
Con il pallone in fondo al sacco, l’ex regista della Primavera non ha saputo controllare le proprie emozioni, mettendo in campo una carica eccessiva, una voglia spasmodica di recuperare. Vero che Dybala non fa nulla per rendere meno evidente l’entrata, ma il classe ’98 sprigiona tutta la sua voglia di rimonta in quel tackle, andando a pressare altissimo il giro palla bianconero. Una azione a fin di bene, finita con la massima delle punizioni. Crescerà Manuel, e farà tesoro di questa lezione come assicura Montella, ma da queste umili colonne ci permettiamo un appunto che va oltre l’increscioso fatto di Torino: è arrivato il momento, dopo 18 presenze stagionali, di provare quello step ulteriore. Locatelli non deve più essere la bella favola da raccontare ai bambini, ma deve iniziare il proprio percorso di crescita per diventare un regista fatto e finito. Un cammino che dovrà cominciare migliorando nella gestione dei cartellini, troppi 6 gialli ed una espulsione, e nella ponderatezza delle scivolate, difetto che ha nelle proprie corde fin dai primissimi minuti vissuti con la maglia della prima squadra. Consigli per la crescita di un diamente grezzo, Manuel Locatelli.