Nell’indecifrabile mese di marzo, il calcio italiano ha ritrovato una sua vecchia stella: Adrian Mutu. L’attaccante viola dopo tante vicissitudini sembra essere tornato quello dei tempi d’oro. Positivo all’antidoping nel gennaio 2010, recidivo ad un comportamento poco professionale, ha scontato la sua squalifica fino ad ottobre scorso. Messo nuovamente fuori rosa il 7 gennaio dalla squadra viola per aver inadempiuto ai suoi obblighi contrattuali, lasciando l’allenamento in anticipo, dichiarando alla stampa di aver rotto definitivamente i rapporti. Denunciato per aggressione perché protagonista di una rissa, benché querelato dal cameriere di un locale notturno toscano. Adrian sembrava quasi non aver imparato nulla dalla triste vicenda del 2004 quando fu licenziato su due piedi da Abrahomivic perché positivo alla cocaina. Ma ancora una volta c’è possibilità di imparare dai propri sbagli e redimersi dai propri “peccati”.
Se marzo è pazzo perché lunatico ed imprevedibile negli aspetti climatici, marzo è il mese in cui Adrian sembra essere tornato il Mutu che tutti abbiamo imparato ad apprezzare. Tornato alla rete quindici giorni fa contro il Catania, si è ripetuto oggi contro la Roma di Montella. Parte dalla tre quarti, fa fuori Mexses, con una progressione toglie il tempo a Juan, arriva davanti a Doni, e con la freddezza del campione trova il varco più di difficile per depositare la palla in rete: sotto le gambe del portiere. La velocità di inserimento, la rapidità di esecuzione, l’eleganza nella finalizzazione, Adrian è tornato? Usiamo il punto interrogativo, non perché dubitiamo delle sue capacità tecniche, ma perché quello di Mutu è un rebus difficile da risolvere. Noi diamo la nostra risposta: sembra esser tornato. Intanto il romeno oggi fa pace con la Fiesole, che lo ha osannato nell’altare dei grandi campioni in maglia viola. Non ha regalato la vittoria a Mihajlovic, ma ha dato un segnale forte a chi lo credeva finito. Adrian ha rispolverato la polvere di stelle sulla sua maglia, noi amanti di calcio ci auguriamo che le sue debolezze non intorbidiscano la sua “nuova rinascita”.
Alessandro D’Auria