Federica Barbi è laureata in Lettere Moderne e Giornalista Pubblicista dal 2012. Collabora con SpazioMilan.it quasi dalla sua nascita, esattamente dall’aprile del 2012. Segue il Milan dalla lontana Torre Annunziata, in provincia di Napoli, ma quando può corre a rifugiarsi a San Siro, per seguire da vicino le vicende rossonere. Attualmente collabora anche con Vesuvio Live e Betclic.
Prova, riprova, ma niente. La palla non entra, il piede non “gira”, la testa va a vuoto, i pensieri corrono a raffica. Il 2017 di M’Baye Niang è iniziato così come era finito il 2016. Inconcludente, inefficace, impreciso, rassegnato e spento. Il francese è la fotografia del Milan di un anno fa. Ma la squadra, oggi, è su un altro pianeta rispetto alla stagione passata, eppure alcune sue pedine sono rimaste indietro, immobili e incapaci di stare al passo.
Anche con il Cagliari Niang ha confermato il suo brutto momento: più volte durante la gara ha provato a scrollarsi di dosso apatia e negatività, con tiri, dribbling e scatti dal suo repertorio. Ma il risultato è stato scadente, e il francese è stato uno dei peggiori in campo, nonostante l’impegno che comunque si è visto.
Strana la vita, strano il destino, stranissimo il calcio. Ad agosto, ai nastri di partenza di questo campionato, Niang aveva cominciato con l’acceleratore (e no, non quello della macchina, nonostante i suoi precedenti…) e ingranando la giusta marcia. Insieme a Suso rappresentava il figliol prodigo (il francese però a scoppio ritardato) che torna all’ovile ringraziando mamma e papà e facendosi perdonare per gli errori commessi, ripagando la fiducia rinnovatagli.
In tanti gli accostavano l’aggettivo “ritrovato”, altri preferivano “scoperto”, ma in sostanza tutti convenivano nel considerarlo un’assoluta sopresa dopo i pochissimi alti e i tanti bassi della sua carriera rossonera.
Poi cosa è successo?
La benzina è terminata, il motore si è ingolfato. Sedici presenze e solo tre i suoi gol in questo campionato, due i rigori consecutivi sbagliati contro Roma e Crotone. Solo numeri, ma pesanti.
Montella lo difende e lo coccola, ma San Siro non ha la stessa pazienza. Lo stadio mugugna, fischia e non perdona. E intanto si chiede: “Ma qual è il vero Niang?”. E per qualcuno la domanda è retorica…